Il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha richiesto al ministero della Salute nuovi documenti che provino la pericolosità della sostanza, sospendendo la decisione fino ad anno nuovo. Una seconda vittoria per tutto il comparto della canapa light in attesa anche del ricorso di Canapa Sativa Italia
Seconda sconfitta per il Governo sul Cbd, la nuova data per decidere sul suo destino è il 16 gennaio.
I giudici hanno sottolineato che non è stata adeguatamente dimostrata la presenza di rischi legati a una possibile dipendenza dal cannabidiolo, sia a livello fisico che psicologico. Nel corso delle motivazioni, il Tar ha evidenziato la carenza di informazioni per motivare la sospensione della vendita del Cbd e l’assenza di una chiara spiegazione riguardo agli effettivi pericoli concreti di sviluppo di dipendenza fisica o psicologica.
Di conseguenza la decisione con cui si desidera inserire il Cbd nella tabella degli stupefacenti (leggi l’articolo) è stata rimandata al 16 gennaio in attesa dell’ “Integrazione istruttoria”, ovvero di ulteriore documentazione.
Dopo la prima sospensione a causa dell’ondata di sequestri immotivati ai danni della filiera della Cannabis Light (leggi l’articolo) arriva anche questa ulteriore conferma che fa ben sperare per il futuro e contro questa vergogna tutta italiana.
C’è la possibilità che il 16 gennaio, oltre al ricorso dell’ICI – Imprenditori Canapa Italia – arrivi anche quello dell’associazione Canapa Sativa Italia, preparato dallo studio Miglio-Simonetti.
«La nostra udienza è fissata per il 14 novembre – spiega l’avvocato Lorenzo Simonetti – il Tar ci dirà che dovrà rinviare, quindi entrambi si risolveranno presumibilmente il 16 gennaio. Anche il nostro ricorso ha come oggetto d’analisi l’assenza di specifica documentazione tecnica idonea a dimostrare la correlazione di rischio abuso per il Cbd rispetto alla salute pubblica».
Per il 16 gennaio quindi, a fronte dei due ricorsi da parte delle due associazioni, il Governo dovrà dimostrare le reali ragioni che possano motivare il divieto di vendita del Cbd, mentre in tutta Europa, e praticamente in gran parte del mondo, la sostanza non soffre di limitazioni alla vendita. L’approccio tutto italiano alla filiera della Cannabis Light quindi dovrà eseguire qualche nuovo roboante salto circense nel goffo tentativo di riuscire a dimostrare l’indimostrabile.
Il TAR del Lazio ha sospeso con urgenza il decreto anti CBD del Governo a causa della raffica di sequestri immotivati che rischiavano di distruggere la filiera
Il Tar del Lazio ha sospeso con urgenza il folle decreto che vuole vietare la vendita dei prodotti a base di cannabidiolo per uso orale, inserendoli nella tabella dei medicinali.
Sono state così smascherate parzialmente le bugie del Governo, registrando anche una prima vittoria per l’associazione Imprenditori Canapa Italia (Ici) che aveva presentato ricorso all’assurda decisione ministeriale. Fino al 24 ottobre quindi riparte il commercio dei prodotti con Cbd dopo che un’ondata di sequestri ingiustificati, a volte dei veri e propri abusi di potere, ha colpito moltissimi imprenditori della filiera della Cannabis light trasformando uno stato di diritto in un vero e proprio Far West fomentato anche dai proclami mediatici della destra più populista.
L’OPINIONE
Un decreto che era stato definito antigiuridico e antiscientifico dall’avvocato Giacomo Bulleri (LEGGI: CBD inserito tra gli stupefacenti: scelta antiscientifica), uno dei massimi esperti in materia presenti sul suolo italiano. «La sospensione da parte del Tar del Lazio indica un aspetto fondamentale – spiega l’avvocato Giacomo Bulleri – ovvero che con i sequestri si è andati addirittura oltre le intenzioni dello stesso decreto. Infatti il contenuto riguardava il Cbd medicinale ad uso orale, invece in molte situazioni si è passati a considerare ogni composto contenente Cbd come stupefacente, cosa non prevista dal decreto».
La sospensione del decreto quindi va incontro alla richiesta di revisione espressa dalle associazioni di categoria e delinea la possibilità di aprire un confronto per definire l’ambito applicativo dello stesso.
«Sarebbe necessario un dibattito politico poiché lasciare intendere che il Cbd è un medicinale a rischio abuso è una verità molto parziale – prosegue Bulleri – cioè non c’è dubbio che il CBD ad uso orale sia un farmaco, ma è anche molte altre cose. Il fatto che il decreto sia stato sospeso in via cautelare significa che il Tar ha identificato l’urgenza di fermarlo poiché evidentemente si sono create delle situazioni di Far West che hanno leso lo stato di diritto».
PROSSIMA TAPPA
Il 24 ottobre si deciderà se il decreto sarà sospeso oppure se il Tar lo riterrà valido, in questo secondo (si augura di no) caso sarà necessario specificare il perché e gli ambiti di applicazione. «La partita sull’uso orale è determinante – conclude Bulleri – è necessario specificare adeguatamente gli ambiti di applicazione. Infatti non è possibile vietare il Cbd in toto poiché si arriverebbe a una situazione quasi paradossale: da un lato avremmo una legge che promuove la filiera, la coltivazione e la trasformazione. Dall’altro se ne vieterebbe qualsiasi uso».
Ma gli attriti si potranno creare anche a livello europeo una volta che la European Food Authority deciderà se inserirlo, come sembra, nella lista dei Novel Food.
A quel punto, nel caso in cui l’Italia prosegua in questa direzione antiscientifica e antigiuridica, ci si potrebbe trovare in contrasto con le normative europee che invece tendono a uniformare le decisioni dei singoli Stati membri.
L’Italia quindi, sarà necessariamente costretta a dimostrare le basi scientifiche su cui si procede ad una proibizione in contrasto con praticamente tutti gli stati membri. E per questo non basteranno le bugie.
L’avvocato Giacomo Bulleri è uno degli specialisti più quotati riguardo la legislazione che inquadra produzione e commercializzazione del CBD. Alla luce della recente inclusione delle composizioni per uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis all’interno della Tabella dei medicinali, sezione B, abbiamo voluto rivolgergli le seguenti domande al fine di chiarire la portata di questa decisione che relega il nostro paese in una posizione isolata rispetto agli altri Stati membri dell’Unione Europea
Come ha ricevuto la notizia dell’attuazione del decreto dello scorso 7 agosto, un provvedimento sospeso dall’ex Ministro della Salute Speranza e messo in vigore dall’attuale Ministro Schillaci?
Con sorpresa, spero che avvenga un dietro front ragionato da parte del Ministero. Nel 2020, apparve all’improvviso un decreto del Ministero dell’Agricoltura che classificava le infiorescenze di canapa ad uso estrazione tabellate come piante officinali, per poi essere ritirato. Mi auguro quindi che anche questo decreto possa seguire la stessa sorte poiché, con questo Governo, si stava lavorando a 360 gradi. Anche sul piano di settore, i lavori stavano procedendo nella direzione della pianta intera e sulla linea del TAR Lazio sulle piante officinali del febbraio scorso. L’impressione è quella dell’ennesimo decreto agostano.
Per tutti gli imprenditori che lei rappresenta questo decreto comporta un impatto assolutamente negativo. Come pensa di far comprendere le loro legittime istanze?
Essenzialmente, le tematiche che riguardano il CBD e tutte le sue destinazioni, si svolgono in una partita che riguarda non solo l’Italia, ma tutta l’Europa che sta cercando di definire una normativa vincolante ed omogenea per tutti gli Stati membri. Da un lato, quindi, nessuno mette in discussione che il CBD sia, anche, un principio attivo farmaceutico e quindi utilizzabile come medicinale, dall’altro però, non possiamo non sottolineare come l’inclusione del CBD tra gli stupefacenti sia antiscientifica ed antigiuridica.
L’avvocato Giacomo Bulleri
Per quanto riguarda l’uso orale del CBD a chi spetta la priorità legislativa, all’Italia o all’Europa?
Da un punto di vista giuridico, questa partita, che piaccia o no, viene giocata presso la EFSA [NDR. Autorità europea per la sicurezza alimentare], che seguendo i suoi tempi tecnici dovrà autorizzare questo prodotto come Novel food. Sono state, tra l’altro depositate tutta una serie di istanze, quindi credo che nel prossimo biennio si risolverà in maniera analoga per tutti gli Stati membri. Aggiungo, per sottolineare l’atipicità e la frettolosità di questo decreto, che dire che il CBD, uso orale, sarebbe stupefacente vorrebbe dire che in qualche modo l’Italia anticipa e nega alla radice l’utilizzabilità di questa molecola in ambito alimentare laddove l’Europa, appunto, si deve ancora esprimere su tutta una serie di parametri attraverso la Food Authority.
Quando sottolinea l’anti scientificità di questo decreto cosa intende?
Nella comunità scientifica il CBD non è considerato come sostanza stupefacente. Su questo punto, inoltre, si era già pronunciata la Corte di Giustizia Europea attraverso la sentenza del caso Kanavape. Nel 2020, tale concetto venne ribadito anche dall’OMS [NDR. Nel corso della 63ª sessione della Commissione Droga (CND) delle Nazioni Unite, l’OMS aveva raccomandato; senza successo, l’esenzione delle preparazioni contenenti prevalentemente cannabidiolo ed un massimo dello 0,2% di delta-9-tetraidrocannabinolo dalle misure di controllo internazionali sugli stupefacenti.] Che sia un principio attivo è indiscutibile, ma che sia uno stupefacente è un’affermazione antiscientifica. Detto questo, tale decreto potrebbe anche rappresentare l’apertura di un dibattito serio in quanto chiarisce che i cosmetici, non essendo ad uso orale, sono esclusi e restano, come erano, leciti. Per quanto riguarda il resto, si potrebbe lavorare sulle soglie e cioè definire sopra quale soglia si possa considerare solo un medicinale e sotto quali soglie si possa, invece, considerare un impiego orale, ma di tipo alimentare.
Quando parla di soglie, non potremmo pensare che le stesse siano quelle dell’Epidiolex [NDR. 100 mg/mL soluzione orale] il farmaco in commercio come antiepilettico?
Potrebbe essere. Il punto però, non è tanto la percentuale di CBD, ma il dosaggio. Quello che deve essere definito è l’intake e cioè la dose di assunzione orale che comporta per l’uomo un effetto farmacologico. Gli studi tossicologici che sono stati presentati dall’Associazione di produttori che ha fatto la domanda per l’iter del novel food sono appunto volti a provare quale soglia di assunzione non determini tali effetti farmacologici.
Quando afferma il decreto essere antigiuridico a cosa si riferisce?
Esistono già pronunciamenti come quello della Corte di Giustizia europea [NDR. Novembre 2020] che affermano che il CBD non sia uno stupefacente. Quindi tale nuovo Decreto determina una lesione della concorrenza e crea un contrasto con la normativa comunitaria. Siamo l’unico paese in Europa che ha scelto questa direzione, alterando il mercato comune perché un produttore italiano, rispetto a un francese, un tedesco o un polacco, oggi, si viene a trovare sfavorito sul mercato europeo.
Il Tar del Lazio ha rinviato l’udienza al 24 settembre 2024 per permettere al Ministero di presentare nuove prove per bloccarne la somministrazione orale. Un’altra tesserina di una farsa tutta italiana
La nuova data per discutere di Cbd è il 24 settembre. Fino a quel giorno nulla cambierà per i produttori e per i venditori. Dopo gli appuntamenti di agosto, ottobre e gennaio ancora non si riesce a prendere una decisione su un argomento così evidente.
Infatti, la richiesta di agire contro il Cbd non regge ma il Governo avrà altro tempo per cercare di tirare fuori qualche straccio di prova.
Il Tar del Lazio, con una nuova sentenza pubblicata il 22 gennaio 2024 ha deciso di rinviare l’udienza pubblica di circa 8 mesi. Entro questa data l’Istituto Superiore di Sanità dovrebbe essere in grado di emanare un nuovo parere sul tema, permettendo di avere più chiarezza su un argomento che, purtroppo, è già chiaro a tutti tranne che all’attuale Governo. Infatti l’Italia è praticamente uno dei pochissimi paesi al mondo dove si cerca di colpire il Cbd e la sua filiera produttiva mentre, praticamente ovunque, è venduto come qualsiasi altro bene di consumo.
«Da un punto di vista procedurale non c’è nulla di irregolare – spiega l’avvocato Giacomo Bulleri, uno dei massimi esperti in Italia in materia – al di là del ricorso bisogna comunque ricordare che la questione è limitata a un fenomeno ristretto, ovvero la somministrazione per uso orale. Per avere una soluzione effettiva bisogna aspettare che si pronunci anche l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare sull’argomento Novel food, ovvero sui nuovi alimenti, la verità è che ciò che resta fondamentale è proprio questa decisione al livello europeo».
Mentre il Tar ha deciso di andare incontro al Ministero e attendere ulteriore prove, gli Imprenditori Canapa Italia chiedevano di andare a sentenza (ovvero chiudere la discussione una volta per tutte) convinti che, giustamente, la bontà di un decreto deve valere al momento in cui è presentato e non essere negoziata attraverso la presentazione di prove ad oltranza.
Aspettiamo con ansia la prossima puntata di questa Soap Opera del Governo Meloni.
Fra i benefici anche accelerare il metabolismo e alleviare i sintomi premestruali
Rassegna Stampa: del 2 marzo 2024 – Fonte: https://www.vogue.it/article/semi-di-canapa-proprieta-benefici-controindicazioni
I semi di canapa sono il segreto per avere più energia (e una bella pelle)
Mi è capitato, poco tempo fa, di andare in palestra con un amico vegano. Alla fine della nostra sessione, mentre ordinavamo uno smoothie al bar, l’ho visto tirare fuori dal borsone un sacchetto di semi, e aggiugerne una cucchiaiata al suo frullato. I semi di canapa, ho imparato quel giorno, sono una bomba di proteine, necessarie non solo per il recupero post-fitness: due cucchiai di questi straordinari semi contengono la stessa quantità di proteine di due albumi d’uovo. E sono fra i rari alimenti del mondo vegetale a possedere tutti i 9 aminoacidi essenziali, fondamentali per la sintesi delle proteine nel nostro corpo. Insomma sono cibi proteici completi e una preziosa alternativa a carni, pollame, pesce, uova e latticini e non solo per i vegani. Ma non basta: sono anche ricchissimi degli acidi grassi “buoni” Omega 3 e Omega 6, in proporzioni ottimali per l’organismo, che aiutano a prevenire dall’artrosi all’acne, e di vitamina E che rigenera la pelle. Mi sa che da oggi li metto in borsa anch’io.
Cosa sono i semi di canapa?
I semi di canapa alimentari sono i semi della Cannabis Sativa, una pianta della famiglia delle Cannabaceae, da non confondere con la Cannabis indica (o indiana), che contiene alti livelli di fitocannabinoidi come il THC dagli effetti psicoattivi. La cannabis (o canapa) sativa è una pianta originaria dell’Asia Centrale, i cui semi vengono tradizionalmente consumati a tavola in paesi come la Russia e la Cina. Oggi questa pianta annuale altissima (può raggiungere fino ai 7 metri) viene coltivata per produrre da tessuti, carta, mangimi animali, bioplastiche o biocombustibili fino a olio alimentare, ma è anche adoperata nella industria cosmetica per le sue proprietà antiinfiammatorie e rigeneranti per la pelle.
Semi di canapa: tutti i benefici
Forniscono tutti gli aminoacidi essenziali (che non possono essere prodotti dal nostro organismo), supplendo a carenze nutrizionali di chi è vegano o vegetariano o segue un’altra dieta restrittiva.
Grazie alla presenza di grassi “buoni” e di vitamina E, aiutano la pelle a rigenerarsi e disinfiammarsi e sono benefici per chi soffre di acne, psoriasi e eczema, e per chi ha la pelle secca.
Un cucchiaio di semi di canapa soddisfa il fabbisogno giornaliero di grassi essenziali (che devono essere forniti dalla dieta) Omega 3 e Omega 6, grassi polinsaturi antiinfiammatori fondamentali per una varietà di funzioni come il metabolismo, la circolazione, l’attività celebrale e la regolazione del colesterolo.
Sono ricchi di fibre che regolano le funzioni intestinali, riducono l’appetito dando un senso di sazietà e coadiuvando la gestione del peso, e riducono i sugar cravings.
Contengono magnesio (3 cucchiai di semi di canapa soddisfano il fabbisogno giornaliero di questo minerale) utile per il buon funzionamento di muscoli, cuore e sistema nervoso.
Essendo ricchi di acido gamma-linolenico (GLA), possono alleviare i sintomi della sindrome premestruale e della menopausa.
Sono ricchi di minerali come fosforo, magnesio, calcio, potassio, zolfo, ferro e zinco, necessari per la salute generale.
Uno studio pubblicato sul Food Chemistry Journal ha rivelato che, grazie alle loro proprietà antiinfiammatorie e neuroprotettive, potrebbero aiutare nella prevenzione di malattie come l’Alzheimer e il Parkinson.
I semi di canapa hanno delle controindicazioni?
Nessuna, se consumati in moderazione. Ricordatevi però di non esagerare, sono ricchi di grassi (ne contengono più del 30%). La dose consigliata e´di 30 grammi, circa 3 cucchiai al giorno.
Come mangiare i semi di canapa
Reperibili nelle erboristerie, nei negozi di cibo bio, o online, i semi di canapa vengono proposti integrali o decorticati: sceglieteli se possibile integrali e biologici per godere di tutte le proprietà nutritive. Dal sapore gradevole, sono facilmente digeribili, e possono essere usati per arricchire di nutrienti dal muesli, porridge, yogurt o frullato del mattino alle insalatone, primi, bowl di verdure o legumi del pranzo (metterli in borsa non è una cattiva idea), fino alle minestre e risotti serali. Oppure possono essere adoperati come ingrediente per la preparazione del pesto fatto in casa, al posto del pangrattato in cotolette e crocchette, e in salse e condimenti. Un’ altra opzione per godere dei benefici di questo eccezionale alimento è consumarlo sotto forma di olio. Dal sapore simile a quello di nocciola, ottenuto dalla spremitura a freddo, l’olio di semi di canapa è ideale da cospargere crudo su insalate, piatti di pasta, risotti e orzotti, zuppe e vellutate. Una volta aperto però mettetelo in frigo, si irrancidisce facilmente. Un’altra opzione è acquistare la farina di semi di canapa, naturalmente gluten-free e povera di calorie rispetto a quella di grano, e adoperarla per preparare crepes proteiche, cookies, pane e focacce, e per la base della pizza.
Il giudice ha stabilito che non si può bloccare il commercio nè procedere con i sequestri della merce
Il Tar del Lazio ha bloccato il decreto del governo Meloni (entrato in vigore il 22 settembre scorso) che equiparava i prodotti a uso orale di Cbd a sostanze stupefacenti. Il provvedimento – ora sospeso fino al 24 ottobre – inseriva “le composizioni per uso orale”, ovvero da ingerire, “a base di cannabidiolo estratti dalla cannabis” nella tabella dei medicinali sezione B del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope. E stabiliva che la vendita era vietata: quei prodotti potevano essere comprati solo in farmacia, con ricetta.
Da quel momento erano scattati i sequestri delle forze dell’ordine, perché anche la detenzione nei punti vendita era diventata illegale. Ma il Tar ha accolto la richiesta di sospensione urgente del decreto degli operatori del settore – presentata da Ici (Imprenditori Canapa Italia) con l’assistenza dello studio Prestige-Legal & Advisory – nel quale si sostiene che non sono arrivati i parerei scientifici necessari, come quello del Consiglio Superiore di Sanità, per stabilire che si tratti di sostanze stupefacenti. Quindi, in attesa di decidere se effettivamente quei prodotti possono equipararsi a uno stupefacente, e in conseguenza dei gravi danni causati dal blocco delle vendite e dai sequestri della merce, ha stabilito la sospensione. Dunque per ora i prodotti possono tornare in vendita e non si può procedere a sequestri.
“Si tratta del miglior risultato che potevamo ottenere – è il commento di Raffaele Desiante, presidente dell’associazione Ici – ora aspettiamo la conferma della Camera di consiglio il 24 ottobre. In queste settimane abbiamo subito diversi sequestri e le conseguenze di una situazione assurda, perché era vietata la detenzione ma anche lo smaltimento. Quindi eravamo bloccati un un limbo legislativo. Per prodotti che in realtà sono privi di efficacia drogante”.
Il ricorso inoltre sottolineava come la giurisprudenza comunitaria ha escluso che il Cbd possa costituire uno stupefacente, anche in seguito alle posizioni assunte, sul tema, dall’organizzazione Mondiale della Sanità.
Il decreto era stato pubblicato il 21 agosto scorso in Gazzetta ufficiale, a firma del ministro della Salute Orazio Schillaci che sbloccava un atto identico che il suo predecessore, Roberto Speranza, aveva emanato e poi congelato in attesa di ulteriori approfondimenti scientifici sulla materia.