Il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha richiesto al ministero della Salute nuovi documenti che provino la pericolosità della sostanza, sospendendo la decisione fino ad anno nuovo. Una seconda vittoria per tutto il comparto della canapa light in attesa anche del ricorso di Canapa Sativa Italia
Seconda sconfitta per il Governo sul Cbd, la nuova data per decidere sul suo destino è il 16 gennaio.
I giudici hanno sottolineato che non è stata adeguatamente dimostrata la presenza di rischi legati a una possibile dipendenza dal cannabidiolo, sia a livello fisico che psicologico. Nel corso delle motivazioni, il Tar ha evidenziato la carenza di informazioni per motivare la sospensione della vendita del Cbd e l’assenza di una chiara spiegazione riguardo agli effettivi pericoli concreti di sviluppo di dipendenza fisica o psicologica.
Di conseguenza la decisione con cui si desidera inserire il Cbd nella tabella degli stupefacenti (leggi l’articolo) è stata rimandata al 16 gennaio in attesa dell’ “Integrazione istruttoria”, ovvero di ulteriore documentazione.
Dopo la prima sospensione a causa dell’ondata di sequestri immotivati ai danni della filiera della Cannabis Light (leggi l’articolo) arriva anche questa ulteriore conferma che fa ben sperare per il futuro e contro questa vergogna tutta italiana.
C’è la possibilità che il 16 gennaio, oltre al ricorso dell’ICI – Imprenditori Canapa Italia – arrivi anche quello dell’associazione Canapa Sativa Italia, preparato dallo studio Miglio-Simonetti.
«La nostra udienza è fissata per il 14 novembre – spiega l’avvocato Lorenzo Simonetti – il Tar ci dirà che dovrà rinviare, quindi entrambi si risolveranno presumibilmente il 16 gennaio. Anche il nostro ricorso ha come oggetto d’analisi l’assenza di specifica documentazione tecnica idonea a dimostrare la correlazione di rischio abuso per il Cbd rispetto alla salute pubblica».
Per il 16 gennaio quindi, a fronte dei due ricorsi da parte delle due associazioni, il Governo dovrà dimostrare le reali ragioni che possano motivare il divieto di vendita del Cbd, mentre in tutta Europa, e praticamente in gran parte del mondo, la sostanza non soffre di limitazioni alla vendita. L’approccio tutto italiano alla filiera della Cannabis Light quindi dovrà eseguire qualche nuovo roboante salto circense nel goffo tentativo di riuscire a dimostrare l’indimostrabile.
Il TAR del Lazio ha sospeso con urgenza il decreto anti CBD del Governo a causa della raffica di sequestri immotivati che rischiavano di distruggere la filiera
Il Tar del Lazio ha sospeso con urgenza il folle decreto che vuole vietare la vendita dei prodotti a base di cannabidiolo per uso orale, inserendoli nella tabella dei medicinali.
Sono state così smascherate parzialmente le bugie del Governo, registrando anche una prima vittoria per l’associazione Imprenditori Canapa Italia (Ici) che aveva presentato ricorso all’assurda decisione ministeriale. Fino al 24 ottobre quindi riparte il commercio dei prodotti con Cbd dopo che un’ondata di sequestri ingiustificati, a volte dei veri e propri abusi di potere, ha colpito moltissimi imprenditori della filiera della Cannabis light trasformando uno stato di diritto in un vero e proprio Far West fomentato anche dai proclami mediatici della destra più populista.
L’OPINIONE
Un decreto che era stato definito antigiuridico e antiscientifico dall’avvocato Giacomo Bulleri (LEGGI: CBD inserito tra gli stupefacenti: scelta antiscientifica), uno dei massimi esperti in materia presenti sul suolo italiano. «La sospensione da parte del Tar del Lazio indica un aspetto fondamentale – spiega l’avvocato Giacomo Bulleri – ovvero che con i sequestri si è andati addirittura oltre le intenzioni dello stesso decreto. Infatti il contenuto riguardava il Cbd medicinale ad uso orale, invece in molte situazioni si è passati a considerare ogni composto contenente Cbd come stupefacente, cosa non prevista dal decreto».
La sospensione del decreto quindi va incontro alla richiesta di revisione espressa dalle associazioni di categoria e delinea la possibilità di aprire un confronto per definire l’ambito applicativo dello stesso.
«Sarebbe necessario un dibattito politico poiché lasciare intendere che il Cbd è un medicinale a rischio abuso è una verità molto parziale – prosegue Bulleri – cioè non c’è dubbio che il CBD ad uso orale sia un farmaco, ma è anche molte altre cose. Il fatto che il decreto sia stato sospeso in via cautelare significa che il Tar ha identificato l’urgenza di fermarlo poiché evidentemente si sono create delle situazioni di Far West che hanno leso lo stato di diritto».
PROSSIMA TAPPA
Il 24 ottobre si deciderà se il decreto sarà sospeso oppure se il Tar lo riterrà valido, in questo secondo (si augura di no) caso sarà necessario specificare il perché e gli ambiti di applicazione. «La partita sull’uso orale è determinante – conclude Bulleri – è necessario specificare adeguatamente gli ambiti di applicazione. Infatti non è possibile vietare il Cbd in toto poiché si arriverebbe a una situazione quasi paradossale: da un lato avremmo una legge che promuove la filiera, la coltivazione e la trasformazione. Dall’altro se ne vieterebbe qualsiasi uso».
Ma gli attriti si potranno creare anche a livello europeo una volta che la European Food Authority deciderà se inserirlo, come sembra, nella lista dei Novel Food.
A quel punto, nel caso in cui l’Italia prosegua in questa direzione antiscientifica e antigiuridica, ci si potrebbe trovare in contrasto con le normative europee che invece tendono a uniformare le decisioni dei singoli Stati membri.
L’Italia quindi, sarà necessariamente costretta a dimostrare le basi scientifiche su cui si procede ad una proibizione in contrasto con praticamente tutti gli stati membri. E per questo non basteranno le bugie.
L’avvocato Giacomo Bulleri è uno degli specialisti più quotati riguardo la legislazione che inquadra produzione e commercializzazione del CBD. Alla luce della recente inclusione delle composizioni per uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis all’interno della Tabella dei medicinali, sezione B, abbiamo voluto rivolgergli le seguenti domande al fine di chiarire la portata di questa decisione che relega il nostro paese in una posizione isolata rispetto agli altri Stati membri dell’Unione Europea
Come ha ricevuto la notizia dell’attuazione del decreto dello scorso 7 agosto, un provvedimento sospeso dall’ex Ministro della Salute Speranza e messo in vigore dall’attuale Ministro Schillaci?
Con sorpresa, spero che avvenga un dietro front ragionato da parte del Ministero. Nel 2020, apparve all’improvviso un decreto del Ministero dell’Agricoltura che classificava le infiorescenze di canapa ad uso estrazione tabellate come piante officinali, per poi essere ritirato. Mi auguro quindi che anche questo decreto possa seguire la stessa sorte poiché, con questo Governo, si stava lavorando a 360 gradi. Anche sul piano di settore, i lavori stavano procedendo nella direzione della pianta intera e sulla linea del TAR Lazio sulle piante officinali del febbraio scorso. L’impressione è quella dell’ennesimo decreto agostano.
Per tutti gli imprenditori che lei rappresenta questo decreto comporta un impatto assolutamente negativo. Come pensa di far comprendere le loro legittime istanze?
Essenzialmente, le tematiche che riguardano il CBD e tutte le sue destinazioni, si svolgono in una partita che riguarda non solo l’Italia, ma tutta l’Europa che sta cercando di definire una normativa vincolante ed omogenea per tutti gli Stati membri. Da un lato, quindi, nessuno mette in discussione che il CBD sia, anche, un principio attivo farmaceutico e quindi utilizzabile come medicinale, dall’altro però, non possiamo non sottolineare come l’inclusione del CBD tra gli stupefacenti sia antiscientifica ed antigiuridica.
L’avvocato Giacomo Bulleri
Per quanto riguarda l’uso orale del CBD a chi spetta la priorità legislativa, all’Italia o all’Europa?
Da un punto di vista giuridico, questa partita, che piaccia o no, viene giocata presso la EFSA [NDR. Autorità europea per la sicurezza alimentare], che seguendo i suoi tempi tecnici dovrà autorizzare questo prodotto come Novel food. Sono state, tra l’altro depositate tutta una serie di istanze, quindi credo che nel prossimo biennio si risolverà in maniera analoga per tutti gli Stati membri. Aggiungo, per sottolineare l’atipicità e la frettolosità di questo decreto, che dire che il CBD, uso orale, sarebbe stupefacente vorrebbe dire che in qualche modo l’Italia anticipa e nega alla radice l’utilizzabilità di questa molecola in ambito alimentare laddove l’Europa, appunto, si deve ancora esprimere su tutta una serie di parametri attraverso la Food Authority.
Quando sottolinea l’anti scientificità di questo decreto cosa intende?
Nella comunità scientifica il CBD non è considerato come sostanza stupefacente. Su questo punto, inoltre, si era già pronunciata la Corte di Giustizia Europea attraverso la sentenza del caso Kanavape. Nel 2020, tale concetto venne ribadito anche dall’OMS [NDR. Nel corso della 63ª sessione della Commissione Droga (CND) delle Nazioni Unite, l’OMS aveva raccomandato; senza successo, l’esenzione delle preparazioni contenenti prevalentemente cannabidiolo ed un massimo dello 0,2% di delta-9-tetraidrocannabinolo dalle misure di controllo internazionali sugli stupefacenti.] Che sia un principio attivo è indiscutibile, ma che sia uno stupefacente è un’affermazione antiscientifica. Detto questo, tale decreto potrebbe anche rappresentare l’apertura di un dibattito serio in quanto chiarisce che i cosmetici, non essendo ad uso orale, sono esclusi e restano, come erano, leciti. Per quanto riguarda il resto, si potrebbe lavorare sulle soglie e cioè definire sopra quale soglia si possa considerare solo un medicinale e sotto quali soglie si possa, invece, considerare un impiego orale, ma di tipo alimentare.
Quando parla di soglie, non potremmo pensare che le stesse siano quelle dell’Epidiolex [NDR. 100 mg/mL soluzione orale] il farmaco in commercio come antiepilettico?
Potrebbe essere. Il punto però, non è tanto la percentuale di CBD, ma il dosaggio. Quello che deve essere definito è l’intake e cioè la dose di assunzione orale che comporta per l’uomo un effetto farmacologico. Gli studi tossicologici che sono stati presentati dall’Associazione di produttori che ha fatto la domanda per l’iter del novel food sono appunto volti a provare quale soglia di assunzione non determini tali effetti farmacologici.
Quando afferma il decreto essere antigiuridico a cosa si riferisce?
Esistono già pronunciamenti come quello della Corte di Giustizia europea [NDR. Novembre 2020] che affermano che il CBD non sia uno stupefacente. Quindi tale nuovo Decreto determina una lesione della concorrenza e crea un contrasto con la normativa comunitaria. Siamo l’unico paese in Europa che ha scelto questa direzione, alterando il mercato comune perché un produttore italiano, rispetto a un francese, un tedesco o un polacco, oggi, si viene a trovare sfavorito sul mercato europeo.
Il Tar del Lazio ha rinviato l’udienza al 24 settembre 2024 per permettere al Ministero di presentare nuove prove per bloccarne la somministrazione orale. Un’altra tesserina di una farsa tutta italiana
La nuova data per discutere di Cbd è il 24 settembre. Fino a quel giorno nulla cambierà per i produttori e per i venditori. Dopo gli appuntamenti di agosto, ottobre e gennaio ancora non si riesce a prendere una decisione su un argomento così evidente.
Infatti, la richiesta di agire contro il Cbd non regge ma il Governo avrà altro tempo per cercare di tirare fuori qualche straccio di prova.
Il Tar del Lazio, con una nuova sentenza pubblicata il 22 gennaio 2024 ha deciso di rinviare l’udienza pubblica di circa 8 mesi. Entro questa data l’Istituto Superiore di Sanità dovrebbe essere in grado di emanare un nuovo parere sul tema, permettendo di avere più chiarezza su un argomento che, purtroppo, è già chiaro a tutti tranne che all’attuale Governo. Infatti l’Italia è praticamente uno dei pochissimi paesi al mondo dove si cerca di colpire il Cbd e la sua filiera produttiva mentre, praticamente ovunque, è venduto come qualsiasi altro bene di consumo.
«Da un punto di vista procedurale non c’è nulla di irregolare – spiega l’avvocato Giacomo Bulleri, uno dei massimi esperti in Italia in materia – al di là del ricorso bisogna comunque ricordare che la questione è limitata a un fenomeno ristretto, ovvero la somministrazione per uso orale. Per avere una soluzione effettiva bisogna aspettare che si pronunci anche l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare sull’argomento Novel food, ovvero sui nuovi alimenti, la verità è che ciò che resta fondamentale è proprio questa decisione al livello europeo».
Mentre il Tar ha deciso di andare incontro al Ministero e attendere ulteriore prove, gli Imprenditori Canapa Italia chiedevano di andare a sentenza (ovvero chiudere la discussione una volta per tutte) convinti che, giustamente, la bontà di un decreto deve valere al momento in cui è presentato e non essere negoziata attraverso la presentazione di prove ad oltranza.
Aspettiamo con ansia la prossima puntata di questa Soap Opera del Governo Meloni.
In una lettera aperta circa 30 ricercatori ed esperti hanno invitato i membri del Bundestag (Parlamento) a votare a favore della legge sulla cannabis. Questo rappresenta “un passo importante verso la protezione della salute, la prevenzione e la giustizia sociale”, afferma la lettera. La legge sarà votata venerdì di questa settimana. La lettera afferma che attualmente ci sono almeno quattro milioni di persone in Germania che sono costantemente a rischio di persecuzione
Mentre in Italia politici senza alcuna competenza in materia dibattono sull’illegalità del Cbd in maniera antiscientifica, in Germania un gruppo di scienziati, professori universitari, ricercatori ed esperti di vari settori scrivono una lettera al Parlamento chiedendo di dire sì alla legalizzazione spiegando anche quali siano le motivazione di suddetta richiesta.
In particolare viene evidenziata la necessità di smettere di colpire penalmente i fumatori, la riduzione del traffico illecito, gli effetti negativi della lotta alle droghe demolendo così gli stessi argomenti che la destra italiana mette in gioco per sostenere i divieti.
Perché gli scienziati italiani non intervengono nel dibattito sbugiardando i politici populisti?
Di seguito il testo completo della lettera aperta con tutti i firmatari
LA LETTERA APERTA AL PARLAMENTO TEDESCO
Gentili membri del Bundestag tedesco,
in quanto esperti e associazioni professionali direttamente coinvolti nel tema della cannabis, vi chiediamo di votare questa settimana in Parlamento a favore della legge sulla cannabis, per compiere un passo importante verso la protezione della salute, la prevenzione e la giustizia sociale.
Almeno quattro milioni di persone in Germania consumano cannabis occasionalmente o regolarmente. Tutte sono costantemente minacciate dal perseguimento penale. Negli ultimi anni, sono state circa 175.000 le persone per le quali è stato avviato un procedimento per possesso di cannabis per uso personale. In futuro, nessuno sarà più stigmatizzato per legge una volta che entrerà in vigore il CanG.
Gli organi centrali delle Nazioni Unite (INCB, UNGASS, CEB) ribadiscono da anni la possibilità per gli Stati di depenalizzare l’uso e il possesso di droghe nel quadro dei trattati. Recentemente, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha sottolineato la necessità di un’inversione fondamentale lontano dalle punizioni e ha raccomandato anche la regolamentazione del commercio.
Questa nuova direzione delle organizzazioni internazionali non è giustificata solo dall’aumento delle prove sugli effetti negativi e quindi dal fallimento del divieto delle droghe, ma anche dall’esperienza pratica crescente di alcuni paesi membri.
Le esperienze di altri paesi dimostrano che una regolamentazione moderata della cannabis porta a una maggiore salute e a un miglioramento delle risorse di assistenza.
Le esperienze di altri paesi indicano che una legalizzazione parziale bilanciata (come previsto dal CanG) non comporterà un aumento del consumo, in particolare non in gruppi particolarmente protetti come i giovani.
Inoltre, studi recenti mostrano che i danni alla salute correlati alla cannabis sono minori nei paesi con legalizzazione rispetto a quelli con divieto di cannabis.
Anche le preoccupazioni parzialmente espresse che il CanG potrebbe rafforzare il mercato nero orientato al profitto non sono sostenibili e non hanno alcun fondamento nella ricerca criminologica sui mercati delle droghe. Al contrario, è ragionevole supporre che ci sarà una significativa riduzione a causa della coltivazione privata e delle associazioni di coltivatori.
Nessuno beneficia delle minacce penali: esse criminalizzano i minori così come gli adulti. La stigmatizzazione attuale spesso aggrava le problematiche psicologiche e scoraggia a cercare aiuto. Il CanG rafforzerà il lavoro dell’assistenza alle tossicodipendenze e incoraggerà i giovani e i genitori a cercare assistenza professionale più precocemente. In quanto esperti in politiche sulle droghe e sulla dipendenza e operatori professionali che lavorano con consumatori di droghe, vi esortiamo a porre fine all’ingiustizia di decenni nel criminalizzare le persone per l’uso di una sostanza.
Siamo qui per continuare a supportarvi nel processo verso una politica sulle droghe mirata e contemporanea, ad esempio in vista dell’importante prossima fase 2 del CanG. Tuttavia, è essenziale approvare finalmente la fase 1, che è stata preparata da lungo tempo.
Vi preghiamo quindi di votare a favore della legge.
In Italia il clima è cambiato e indubbiamente si riscontra una difficoltà maggiore nel portare avanti un dibattito chiaro sulla cannabis e soprattutto a promuovere campagne come “Io coltivo”, lanciata da Meglio Legale lo scorso dicembre per chiedere la legalizzazione della cannabis, ma soprattutto per continuare a mantenere alto l’interesse sul tema
Nella serata di ieri al Cinema Troisi di Roma, i promotori di quella campagna, hanno cercato di fare proprio questo, tornando a parlare pubblicamente di un tema che sembra così difficile da affrontare, soprattutto da parte di esponenti proibizionisti del centro destra, invitati al confronto, ma che non hanno risposto all’invito. Secondo gli organizzatori, le ragioni di un così robusto muro di gomma sono da individuarsi nell’arroganza di un potere che si sente forte da non prendere neanche in considerazione l’idea di confrontarsi e nella povertà di argomenti in merito.
Ma nonostante questo l’organizzazione Meglio Legale, ha deciso di organizzare ugualmente il dibattito e insieme ad attivisti, scienziati, professori e persone dello spettacolo per cui resta di fondamentale importanza fare chiarezza, ieri sera ha affrontato il problema delle fake news ricorrenti che si continuano a leggere e sentire sui rischi a cui porterebbe la legalizzazione di cannabis.
Fake News, bufale, fregnacce come dice Antonella Soldo, si potrebbero chiamare in qualsiasi modo e se ne potrebbe anche sorridere se non creassero spesso seri problemi alla vita di molti giovani che le stesse dicono di voler proteggere. Per questo di cannabis si vuole parlare, di cannabis si deve parlare, sottolinea ancora la Soldo “checchè ne dicano i politici che evitano il confronto”. Perché è facile fare propaganda usando i soliti arrugginiti ferri vecchi, come si legge sui canali social dell’organizzazione, ma se ci fosse qualcuno a replicare, tutto questo apparirebbe nella sua spaventosa vuotezza.
Infatti, ieri sera si è affrontato soprattutto il tema di come smontare, una ad una, queste false notizie e a farlo sono state le voci di Valentina Calderone, garante delle persone private della libertà di Roma Capitale, Riccardo Magi, parlamentare e segretario di +Europa, Enzo Ciconte, docente di Storia e della criminalità organizzata, lo scrittore e insegnante Christian Raimo.
E anche se sul proibizionismo c’è poco da ridere, l’umorismo e l’autoironia, sono anche un’arma contro le difficoltà, per questo non sono mancati sorrisi con i dialoghi delle Eterobasiche e il monolgo di chiusura di Chiara Becchimanzi.
Con loro si è cercato di spiegare perché non è vero che in carcere vanno solo grandi trafficanti, perché la politica dei cani antidroga nelle scuole non funziona, perché la legalizzazione toglierebbe molti soldi alle mafie, perché non è vero che la legalizzazione promuove la “cultura dello sballo”.
Rassegna Stampa: novembre 09, 2020 Marco Cappiello – Fonte: https://terredicannabis.com/blogs/news/i-grower-piu-famosi-al-mondo-franco-casalone
Sapete che cos’è uno strain hunter? Come la traduzione suggerisce si tratta di un “cacciatore di varietà”, qualcuno che si occupi di trovare e preservare varietà di marijuana che altrimenti andrebbero perdute. Franco Casalone è uno dei pochissimi grandi strain hunter, oltre che ovviamente un famoso grower e attivista con una marcia in più. In questo articolo scopriremo qualcosa in più su di lui e sulla sua vita, che vale la pena di essere raccontata. Ecco che cosa vedremo:
Una vita dedicata alla cannabis
I viaggi in India
Gli arresti e la lotta per la cannabis terapeutica
Una vita dedicata alla cannabis
Franco Casalone è cresciuto negli anni 60, vedendo suo nonno coltivare tranquillamente cannabis.
Verso i quindici anni la prova e si accorge che la marijuana lo fa stare bene, lo rende meno nervoso, lo aiuta ad alleviare i dolori muscolari dopo gli allenamenti di nuoto, gli apre la mente e stimola la sua già innata creatività.
Un bel giorno, quando aveva diciassette anni, sta fumando una canna, una sola, con un gruppo di amici… ed ecco arrivare il primo arresto per cannabis. I ragazzi vengono processati come criminali e vengono forzati ad ammettere di avere la qualsivoglia patologia a causa dell’assunzione di marijuana.
Franco Casalone non capisce perché tante storie per una sostanza così innocua e benefica sia illegale, mentre sia lecito acquistare alcol senza limiti, nonostante le disastrose conseguenze che può provocare sul brevissimo e anche sul lungo termine.
Prova a opporsi, come altri giovani attivisti del suo tempo e contemporaneamente inizia le sue ricerche sulle proprietà benefiche della pianta di cannabis.
Nel 1985 legge Jack Herer, attivista famoso negli Stati Uniti per aver tentato di depenalizzare la marijuana.
Pensa di poter scrivere qualcosa anche lui, ha raccolto tantissimo materiale. Oltre a conoscere approfonditamente le proprietà terapeutiche di quasi ogni tipo di ganja, ha intuito che l’impiego della canapa industriale potrebbe portare grandi benefici all’economia su scala globale.
Pensa di scrivere dei libri sull’argomento ma in Italia il proibizionismo prende il sopravvento, così decide di trasferirsi in Olanda dove gli viene chiesto di pubblicare due libri sull’argomento.
Da quel momento pubblica parecchio, tra i più noti ricordiamo “Canapa”, in cui analizza le potenzialità benefiche e terapeutiche della cannabis nonché le sue potenzialità economiche in termini di business in contrapposizione alle tesi proibizioniste.
“Il Canapaio” un manuale sulla coltivazione della cannabis, indispensabile per chiunque voglia cominciare e infine “Canapicoltura Indoor” guida specifica e irrinunciabile per coltivatori indoor.
Successivamente Franco Casalone si ritira in una grotta sull’Himalaya che diviene ben presto solo una base tra i continui e lunghi viaggi in India.
I viaggi in India
Per dieci anni, Franco Casalone ha fatto la spola tra le cime dell’Himalaya e l’India ed è proprio qui che è iniziata e si è perfezionata la sua esperienza di Strain Hunter.
Come molti sapranno, in anni e anni di ibridazioni di varietà, il rischio è quello di perdere la varietà originale ed è qui che entra in gioco lo strain hunter, che reperisce, custodisce e ripianta le varietà perdute per preservarle.
In India, Casalone è entrato in contatto con varietà rare e pregiate. Ha appreso le più raffinate tecniche di coltivazione indoor e outdoor, ha studiato i migliori tipi di fumo e ha avuto la fortuna di conoscere i più grandi creatori di charas, che lo hanno introdotto alle antiche tecniche per realizzarlo.
Gli anni in India gli hanno confermato l’eccezionale potenziale della marijuana e lo hanno reso uno dei più grandi esperti di cannabis, di più: il guru della canapa in Italia.
Gli arresti e la lotta per la cannabis terapeutica
Intorno al 2000, il guru torna in Italia, precisamente nel Monferrato dove è nato, con l’idea precisa di rendere legale la canapa in Italia e utilizzarla a scopo terapeutico.
Collabora con Assocanapa, che si è occupata di riportare la canapa industriale anche nei campi italiani alla fine degli anni ’90.
Dopo diventa vice presidente dell’Associazione Tara, un’associazione di promozione sociale che si occupa di garantire il diritto alla cura anche contemplando scelte alternative.
Scelte particolari come la cannabis ad alto contenuto di THC o in caso si voglia evitare l’effetto psicoattivo, la cannabis light ad alto contenuto di CBD o CBG, totalmente priva di effetto psicoattivo ma dai grandissimi effetti benefici come distensivo muscolare e dei nervi.
Con l’associazione ottengono diversi successi, tra cui un centro medico a Torino che offre cure a base di cannabis terapeutici e cerca di sfatare alcuni pregiudizi ancora troppo radicati.
Nonostante una vita di collaborazioni certificate con equipe mediche, associazioni riconosciute e realtà legate alla produzione di canapa industriale e di cannabis light, per Franco Casalone, il guru della canapa in Italia, che si è sempre impegnato per fare cultura e informazione, a Giugno di quest’anno è stato emesso un mandato di arresto per cannabis.
Nella sua piantagione di cannabis sono state trovate piantine sotto ai dieci centimetri di altezza e oltre 120 grammi di ganja già triturata.
Qualche giorno dopo viene mandato a casa con l’obbligo di dimora, non sussistendo alcuna prova di imputazione per traffico di stupefacenti ed essendo stato certificato un utilizzo personale a scopo terapeutico, come si legge in quest’articolo.
Il guro della canapa in Italia del resto, ha più volte sostenuto che la legalizzazione della marijuana darebbe un bel colpo alla criminalità, non è l’unico a sostenerlo e non possiamo che essere d’accordo con lui.
Ciao Franco! Te lo abbiamo promesso che avremmo continuato nel tuo nome e con i tuoi insegnamenti.
Alma Star prosegue e ci saremo anche questa volta insieme al tuo ricordo a Indica Sativa Trade 2024 a Bologna (12-13-14/04/2024 Unipol Arena – Via Gino Cervi, 2 – 40033 Casalecchio di Reno -BO)
Sono certo che sarai con noi e con tutti quelli che ti hanno sempre amato ……. Bom Bolenath Franco.
Fra i benefici anche accelerare il metabolismo e alleviare i sintomi premestruali
Rassegna Stampa: del 2 marzo 2024 – Fonte: https://www.vogue.it/article/semi-di-canapa-proprieta-benefici-controindicazioni
I semi di canapa sono il segreto per avere più energia (e una bella pelle)
Mi è capitato, poco tempo fa, di andare in palestra con un amico vegano. Alla fine della nostra sessione, mentre ordinavamo uno smoothie al bar, l’ho visto tirare fuori dal borsone un sacchetto di semi, e aggiugerne una cucchiaiata al suo frullato. I semi di canapa, ho imparato quel giorno, sono una bomba di proteine, necessarie non solo per il recupero post-fitness: due cucchiai di questi straordinari semi contengono la stessa quantità di proteine di due albumi d’uovo. E sono fra i rari alimenti del mondo vegetale a possedere tutti i 9 aminoacidi essenziali, fondamentali per la sintesi delle proteine nel nostro corpo. Insomma sono cibi proteici completi e una preziosa alternativa a carni, pollame, pesce, uova e latticini e non solo per i vegani. Ma non basta: sono anche ricchissimi degli acidi grassi “buoni” Omega 3 e Omega 6, in proporzioni ottimali per l’organismo, che aiutano a prevenire dall’artrosi all’acne, e di vitamina E che rigenera la pelle. Mi sa che da oggi li metto in borsa anch’io.
Cosa sono i semi di canapa?
I semi di canapa alimentari sono i semi della Cannabis Sativa, una pianta della famiglia delle Cannabaceae, da non confondere con la Cannabis indica (o indiana), che contiene alti livelli di fitocannabinoidi come il THC dagli effetti psicoattivi. La cannabis (o canapa) sativa è una pianta originaria dell’Asia Centrale, i cui semi vengono tradizionalmente consumati a tavola in paesi come la Russia e la Cina. Oggi questa pianta annuale altissima (può raggiungere fino ai 7 metri) viene coltivata per produrre da tessuti, carta, mangimi animali, bioplastiche o biocombustibili fino a olio alimentare, ma è anche adoperata nella industria cosmetica per le sue proprietà antiinfiammatorie e rigeneranti per la pelle.
Semi di canapa: tutti i benefici
Forniscono tutti gli aminoacidi essenziali (che non possono essere prodotti dal nostro organismo), supplendo a carenze nutrizionali di chi è vegano o vegetariano o segue un’altra dieta restrittiva.
Grazie alla presenza di grassi “buoni” e di vitamina E, aiutano la pelle a rigenerarsi e disinfiammarsi e sono benefici per chi soffre di acne, psoriasi e eczema, e per chi ha la pelle secca.
Un cucchiaio di semi di canapa soddisfa il fabbisogno giornaliero di grassi essenziali (che devono essere forniti dalla dieta) Omega 3 e Omega 6, grassi polinsaturi antiinfiammatori fondamentali per una varietà di funzioni come il metabolismo, la circolazione, l’attività celebrale e la regolazione del colesterolo.
Sono ricchi di fibre che regolano le funzioni intestinali, riducono l’appetito dando un senso di sazietà e coadiuvando la gestione del peso, e riducono i sugar cravings.
Contengono magnesio (3 cucchiai di semi di canapa soddisfano il fabbisogno giornaliero di questo minerale) utile per il buon funzionamento di muscoli, cuore e sistema nervoso.
Essendo ricchi di acido gamma-linolenico (GLA), possono alleviare i sintomi della sindrome premestruale e della menopausa.
Sono ricchi di minerali come fosforo, magnesio, calcio, potassio, zolfo, ferro e zinco, necessari per la salute generale.
Uno studio pubblicato sul Food Chemistry Journal ha rivelato che, grazie alle loro proprietà antiinfiammatorie e neuroprotettive, potrebbero aiutare nella prevenzione di malattie come l’Alzheimer e il Parkinson.
I semi di canapa hanno delle controindicazioni?
Nessuna, se consumati in moderazione. Ricordatevi però di non esagerare, sono ricchi di grassi (ne contengono più del 30%). La dose consigliata e´di 30 grammi, circa 3 cucchiai al giorno.
Come mangiare i semi di canapa
Reperibili nelle erboristerie, nei negozi di cibo bio, o online, i semi di canapa vengono proposti integrali o decorticati: sceglieteli se possibile integrali e biologici per godere di tutte le proprietà nutritive. Dal sapore gradevole, sono facilmente digeribili, e possono essere usati per arricchire di nutrienti dal muesli, porridge, yogurt o frullato del mattino alle insalatone, primi, bowl di verdure o legumi del pranzo (metterli in borsa non è una cattiva idea), fino alle minestre e risotti serali. Oppure possono essere adoperati come ingrediente per la preparazione del pesto fatto in casa, al posto del pangrattato in cotolette e crocchette, e in salse e condimenti. Un’ altra opzione per godere dei benefici di questo eccezionale alimento è consumarlo sotto forma di olio. Dal sapore simile a quello di nocciola, ottenuto dalla spremitura a freddo, l’olio di semi di canapa è ideale da cospargere crudo su insalate, piatti di pasta, risotti e orzotti, zuppe e vellutate. Una volta aperto però mettetelo in frigo, si irrancidisce facilmente. Un’altra opzione è acquistare la farina di semi di canapa, naturalmente gluten-free e povera di calorie rispetto a quella di grano, e adoperarla per preparare crepes proteiche, cookies, pane e focacce, e per la base della pizza.
Il possesso e la coltivazione della droga dovrebbero diventare legali per gli adulti soggetti a requisiti, a partire dal 1° aprile, anche se per l’effettiva attuazione della norma serve il voto del Consiglio Federale Tedesco, previsto il 22 marzo
AGI – Il Bundestag tedesco ha deciso l’immissione controllata di cannabis in Germania. Il possesso e la coltivazione della droga dovrebbero diventare legali per gli adulti soggetti a requisiti a partire dal primo aprile, secondo una legge appena approvata a maggioranza dalla coalizione del semaforo.
Meno di un anno fa, nel luglio 2023, il ministro della Sanità tedesco Karl Lauterbach aveva proposto una legge per la riforma del settore della cannabis volta a legalizzare, il possesso e la coltivazione per uso personale, oltre alla vendita tramite club autorizzati. Così lo Stato tedesco vuole consentire agli adulti di possedere e coltivare legalmente fino a tre piante di cannabis per uso personale. Oggi il parlamento federale tedesco, ha approvato la legge con l’obiettivo di decriminalizzare l’uso della cannabis a partire dal prossimo aprile. Per l’effettiva attuazione della norma, rimane – in calendario per il 22 marzo – il voto del Consiglio Federale Tedesco, il Bundesrat, ma alla luce dei numeri riscossi presso il Parlamento, questa decisione non sembra poter cambiare le sorti della legge che porterà così alla legalizzazione della coltivazione domestica già dal 1 aprile 2024. Dopo Lussemburgo e Malta, la Germania è il primo grande Stato europeo ad avviare un processo di legalizzazione volto a favorire un vero controllo nei confronti di questa sostanza, evitando così ai consumatori di doversi rivolgere al mercato nero privo di alcun controllo.
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Il testo è stato oggetto di dissensi all’interno del governo tripartito: la resistenza è apparsa fra i socialdemocratici (SPD, il partito del cancelliere), mentre i Verdi e i liberali dell’FDP si sono mostrati piuttosto favorevoli. La riforma è stata anche ampiamente criticata, in particolare dalle associazioni mediche e dalla magistratura. I tedeschi sembrano piuttosto divisi sulla questione: secondo un sondaggio di YouGov pubblicato oggi, il 47% degli intervistati era favorevole alla legalizzazione e il 42% contrario. Secondo il governo, la riforma dovrebbe consentire di combattere più efficacemente il mercato nero, un punto contestato dall’opposizione conservatrice, dai sindacati di polizia e da alcuni parlamentari della SPD. La nuova legge conferisce alla Germania uno dei sistemi legali più liberali d’Europa, seguendo le orme di Malta e Lussemburgo, che hanno legalizzato la cannabis a scopo ricreativo rispettivamente nel 2021 e nel 2023. Il possesso e il consumo di questa droga rimarranno formalmente vietati ai giovani di età inferiore ai 18 anni.
E se in Germania il Bundestag ha detto sì alla legalizzazione della cannabis, in Italia il cartello di associazioni ‘Meglio Legale’, Luca Coscioni, Aduc, Volt e un’altra trentina di enti, ha lanciato ‘Io Coltivo’, una raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che consenta la coltivazione domestica anche nel nostro Paese. “Siamo vicini alla fine di un’era – ha spiegato in una nota Antonella Soldo, coordinatrice dell’associazione Meglio Legale -, un grande Paese europeo sceglie di percorrere la via della regolamentazione e questo è un evento che avrà conseguenze nel resto d’Europa. Le inutili e dannose politiche repressive perdono terreno, sta al nostro Paese decidere se prenderne atto o rimanere il fanalino di coda. In Italia fumare cannabis non è un reato, ma coltivarla per uso personale è punibile con il carcere fino a 6 anni: la proposta “Io Coltivo” vuole correggere uno dei più grandi paradossi sulle leggi sulle droghe in questo Paese”.