La Germania legalizza la marijuana, ma non è tutto come sembra. Tra regole e restrizioni: ecco quello che c’è da sapere

Rassegna Stampa: di UGO LEO del 23 Febbraio 2024Aggiornato 01 Marzo 2024 – Fonte: https://www.lastampa.it/esteri/2024/02/23/news/canapa_marijuana_germania_regole-14094894/

Grazie alla nuova norma è improbabile che la Germania diventi presto la nuova Amsterdam d’Europa.

l Parlamento tedesco ha appoggiato una nuova legge per consentire l’uso ricreativo della cannabis. Secondo la legge, i maggiori di 18 anni in Germania saranno autorizzati a possedere quantità consistenti di cannabis, ma regole severe renderanno difficile l’acquisto della droga. Fumare cannabis in molti spazi pubblici diventerà legale dal 1° aprile. Il possesso di fino a 25 gr, equivalenti a dozzine di spinelli “forti”, sarà consentito negli spazi pubblici. Nelle case private il limite legale sarà di 50 grammi. L’uso di questa droga tra i giovani è aumentato per anni nonostante la legge vigente, afferma il Ministro della Salute Karl Lauterbach, che sta promuovendo la riforma.

La legalizzazione vuole minare il mercato nero, proteggere i fumatori dalla cannabis contaminata e ridurre le entrate per le bande della criminalità organizzata. Ma i coffee shop di cannabis non spunteranno improvvisamente in tutto il Paese.

A sorpresa una foglia di marijuana gigante spunta sulla facciata di Montecitorio: chi c’è dietro

Un feroce dibattito sulla depenalizzazione della cannabis infuria da anni in Germania, con gruppi di medici che esprimono preoccupazioni per i giovani e conservatori che sostengono che la liberalizzazione alimenterà il consumo di droga. Simone Borchardt, dell’opposizione conservatrice CDU, ha dichiarato ai parlamentari che il governo è andato avanti con una legge «completamente inutile e confusa», senza tener conto degli avvertimenti di medici, polizia e psicoterapeuti. Ma Lauterbach ha affermato che la situazione attuale non è più sostenibile: «Il numero di consumatori tra i 18 e i 25 anni è raddoppiato negli ultimi 10 anni». Dopo il voto ha dichiarato che la legge avrebbe «prosciugato il mercato nero» e risolto «una politica fallimentare sulle droghe».

Un dispensario di cannabis medica in Germania. All’ingrosso costa 2,3 euro al grammo 

Perché la legge approvata è complicata
Fumare cannabis in alcune aree, come vicino a scuole e campi sportivi, sarà ancora illegale. Ma soprattutto, il mercato sarà strettamente regolamentato, per cui non sarà facile acquistare la droga.

I piani originari, che prevedevano la vendita di cannabis da parte di negozi e farmacie autorizzate, sono stati abbandonati a causa delle preoccupazioni dell’UE che temevano che ciò potesse portare a un aumento delle esportazioni di droga. Invece, i cosiddetti “cannabis social club”, (associazioni senza scopo di lucro di consumatori di cannabis che li aiutano a coltivare e consumare cannabis per uso personale in modo sicuro) coltiveranno e distribuiranno una quantità limitata di droga. Ogni club avrà un limite massimo di 500 membri, il consumo di cannabis in loco non sarà consentito e l’iscrizione sarà possibile solo ai residenti tedeschi.

Piante di marijuana coltivate in casa

Perché la Germania non sarà la nuova Amsterdam
Sarà consentito coltivare la propria cannabis, con un massimo di tre piante di marijuana per famiglia. Ciò significa che la Germania potrebbe trovarsi nella posizione paradossale di consentire il possesso di quantità piuttosto elevate di droga, rendendone al contempo difficile l’acquisto.

I fumatori abituali ne trarrebbero vantaggio, ma i consumatori occasionali farebbero fatica ad acquistarla legalmente e i turisti sarebbero esclusi. I critici sostengono che ciò non farà altro che alimentare il mercato nero.

Un coffee shop ad Amsterdam 

Nei prossimi anni, il governo vuole valutare l’impatto della nuova legge ed eventualmente introdurre la vendita autorizzata di cannabis. Ma visto quanto tortuoso è stato il dibattito finora, nulla è certo. Nel frattempo, i conservatori dell’opposizione affermano che se andranno al governo l’anno prossimo, cancelleranno completamente la legge. È improbabile che la Germania diventi presto la nuova Amsterdam d’Europa.

Germania: le novità per la sicurezza stradale dopo la legalizzazione della cannabisa cura Ufficio Studi ASAPS

Rassegna Stampa: Rivista ufficiale ASAPS Il Centauro – Fonte: https://www.asaps.it/79463-_germania__le_novita_per_la_sicurezza_stradale_dopo_la_legalizzazione_della_cann.html

ADAC, la grande agenzia automobilistica tedesca, ha comunicato che la legge del governo tedesco per legalizzare la cannabis è stata approvata ed entrata lo scorso 1°aprile 2024. Il possesso e la coltivazione della droga saranno legali per gli adulti con determinati requisiti. Per accompagnare la legalizzazione della cannabis, una commissione di esperti ha ora presentato una raccomandazione per un valore limite nel traffico stradale.

Sulla base del principio attivo THC, è stata suggerita una concentrazione di 3,5 nanogrammi per millilitro di siero sanguigno, come ha annunciato giovedì 28 marzo il Ministero federale dei trasporti: “Se questo valore viene raggiunto, secondo lo stato attuale della scienza, si verifica un effetto rilevante per la sicurezza stradale quando si guida un veicolo a motore non lontano.”

Finora non esiste alcun limite legale per la cannabis durante la guida, come lo 0,5 per mille per l’alcol. Tuttavia, la giurisprudenza tedesca ha stabilito un valore di 1,0 nanogrammi di THC nel siero del sangue, valore a partire dal quale si rischiano sanzioni.

Per introdurre il valore limite raccomandato è necessaria una modifica della legge da parte del Bundestag. Ciò non si applica all’inizio della legalizzazione parziale della cannabis dello scorso 1° aprile. Fino a un’eventuale modifica della legge sulla circolazione stradale valgono le attuali prescrizioni più severe.

ADAC raccomanda agli automobilisti di non guidare veicoli mentre si è sballati.
Con un limite di effetto di 3,5 ng/ml di THC nel siero sanguigno, il gruppo di esperti ritiene che si superino i limiti di ciò che è accettabile in termini di sicurezza stradale, secondo la valutazione dell’ADAC. Anche dopo la modifica della legge o l’eventuale modifica del valore limite, l’ADAC è del parere che le persone sotto l’effetto della cannabis non dovrebbero guidare un veicolo a motore. Il consumo di cannabis è associato, tra l’altro, a limitazioni della concentrazione e dell’attenzione nonché ad un aumento dei tempi di reazione e di decisione. Ciò può portare a conseguenze mortali nel traffico. Dal punto di vista degli esperti dell’ADAC è urgentemente necessaria un’educazione intensiva della popolazione sull’aumento del rischio di incidenti e dovrebbe essere attuata il prima possibile.

Inoltre, l’ADAC sostiene che la semplice possibilità di un effetto della sostanza inebriante a 1,0 nanogrammi di THC per ml di siero sanguigno dovrebbe continuare ad essere sanzionata per i conducenti alle prime armi neopatentati, come è regolamentato per l’alcol.

Inoltre si dovrebbe verificare in che misura altri metodi di misurazione, come l’analisi del fluido della cavità orale, sarebbero adatti per valutare o individuare danni acuti causati dal consumo di cannabis in prossimità della partecipazione alla circolazione stradale. Prima di utilizzare nuovi metodi di misurazione, la loro significatività dovrebbe essere valutata in modo completo.

La Germania legalizza l’uso della marijuana alla guida: i limiti e i dubbi

Rassegna Stampa: Pubblicato il 28/08/2024 da QUATTRORUOTE – Fonte: https://www.quattroruote.it/news/sicurezza/2024/08/27/germania_legalizza_marijuana_alla_guida_.html

La Germania apre alla marijuana quando si guida, seppure con numerosi paletti. Chi ha la patente da oltre un biennio o un’età superiore a 21 anni può mettersi al volante con un valore al di sotto di 3,5 nanogrammi di tetraidrocannabinolo (THC la componente psicoattiva della pianta di canapa) per millilitro di siero: corrisponde a circa 1,8-2 ng/ml di sangue. Sopra questa soglia, multa di 500 euro e sospensione della patente per un mese: il controllo ai conducenti viene effettuato con un prelievo di saliva e, qualora sia necessario, un prelievo di sangue. Se prima il Codice della strada tedesco prevedeva un limite solo per l’alcol, adesso lo stabilisce anche per la cannabis. È tuttavia vietato condurre veicoli in condizioni alterate al contempo da marijuana e alcol: in questo caso, l’ammenda è di 1.000 euro.

Questione controversa. La novità arriva dopo la liberalizzazione parziale della marijuana decisa da Berlino. Per la guida, la soglia è stata individuata da una commissione di esperti, secondo i quali non ci sarebbero ricadute negative in termini di sicurezza stradale. Non esiste tuttavia uno studio scientifico definitivo che dimostri l’assenza di nocività della marijuana in relazione alla guida dell’auto. E non si può escludere che le sostanze della canapa, penetrando nel sistema nervoso centrale, ne alterino le funzioni, determinando un calo dell’attenzione. 

In Italia. Il nostro Codice della strada (articolo 187) vieta la guida in stato di alterazione psicofisica per uso di sostanze stupefacenti di qualsiasi tipo, anche leggere. Affinché scatti la multa (composta da numerosi elementi, fra l’altro ammenda di 1.500 euro), c’è la valutazione clinica dello stato, basata pure sulla concentrazione ematica del THC. Viceversa l’articolo 186 fissa in mezzo grammo per litro di sangue il limite massimo di alcol, con tolleranza zero per neopatentati e conducenti professionali (186-bis).

Parola all’esperto. Stando ad Aldo Polettini, professore associato di Tossicologia forense presso il dipartimento di Diagnostica e Sanità pubblica dell’Università degli Studi di Verona, “è opportuno che in Germania si sia fissato un limite di concentrazione del THC: consente di stabilire in maniera oggettiva il divieto di porsi alla guida di un veicolo. In Italia questo limite non esiste e la versione attualmente vigente è fonte di contenzioso: la valutazione clinica dello stato di alterazione basata anche sulla concentrazione ematica del THC è soggetta a numerose variabili, e il giudice non ha strumenti oggettivi per stabilire la violazione della norma. È in discussione in Parlamento un disegno di legge che prevede la modifica dell’articolo 187 del Codice della strada: multa qualora dagli accertamenti qualitativi non invasivi o dalle prove effettuate dagli organi di Polizia stradale emerga la positività del conducente all’uso di sostanze stupefacenti, anche se non sono ancora stati definiti i limiti di concentrazione del THC e di altre sostanze nel sangue. Quindi, anche il nostro Paese si sta muovendo nella direzione di una definizione oggettiva del reato. Si tratterà di vedere se tali limiti saranno individuati alla luce di valutazioni scientifiche, come ha fatto la Germania”.  

Ddl sicurezza, approvata la stretta sulla cannabis light. Opposizioni: “Duro colpo per i migliaia di occupati del settore”

Rassegna Stampa: 1 Agosto 2024 -Il Fatto Quotidiano – Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/08/01/ddl-sicurezza-approvata-la-stretta-sulla-cannabis-light-opposizioni-duro-colpo-per-i-migliaia-di-occupati-del-settore/7643999/

Con il ddl sicurezza arriva una dura stretta sulla cannabis light. Le commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera hanno lavorato tutta la notte per chiudere l’esame del disegno di legge. Numerosi gli emendamenti presi in esame. Tra le proposte di modifica approvate c’è anche un provvedimento che, di fatto, equipara la cannabis light a quella illegale, a base di Thc. È stata ritirata invece la proposta della Lega che voleva vietare l’immagine della pianta di canapa per fini pubblicitari. Per Riccardo Magi, segretario di +Europa, si tratta di un “duro colpo al settore che vede migliaia di occupati e una filiera completamente italiana”.

Dure le poteste dell’opposizione in Commissione per le tappe forzate su un provvedimento che non ha l’urgenza di un decreto. “Dal contingentamento dei tempi si passa a silenziare le opposizioni”, hanno detto Valentina D’Orso e Alfonso Colucci, capigruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione, dopo una ulteriore accelerazione decisa dalle presidenze. “Così nottetempo la maggioranza si approva le sue norme repressive e liberticide del ddl sicurezza con il favore delle tenebre“, proseguono. Critici anche i dem, per i quali si tratta di un “pericoloso precedente”.

“Il governo Meloni ha appena ucciso il settore della cannabis light nel nostro Paese”, ha scritto Magi in un post su X. “Il governo Meloni, in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro. E pensano anche di aver fatto la lotta alla droga”, conclude.

Cannabis light tra sequestri e assoluzioni, i produttori trattati come narcos

Rassegna Stampa: La Stampa 04 Luglio 2024 di CLAUDIO LAUGERI – Fonte: https://www.lastampa.it/cronaca/2024/07/04/news/cannabis_inchiesta_controlli_sequestri-14445960/

Un settore da 3 mila aziende, 15 mila operatori e 500 milioni di fatturato. Le storie dei produttori: «Costretti a lavorare tra mille intoppi, siamo pronti ad acquistare i kit per i test rapidi»

Buongiorno, siamo della Guardia di Finanza. C’è questo pacco per lei». Dentro la scatola con i sigilli violati c’era un «campione» di qualche decina di grammi di infiorescenze di «canapa sativa», la base per il confezionamento di prodotti nella categoria conosciuta da tutti come «cannabis light», per via del basso contenuto di principio attivo (il Thc). Quando l’imprenditore si è trovato davanti i finanzieri ha sgranato gli occhi per il doppio stupore: per il pacco ritrovato (il corriere non si era più fatto sentire) e per la consegna del tutto particolare. Ci hanno pensato i militari a svelare l’arcano: i cani antidroga avevano fiutato il plico, loro lo hanno aperto e hanno controllato la merce. Il principio attivo era bassissimo, per la Guardia di Finanza era tutto regolare. E per evitare di causare un danno, hanno fatto la consegna di persona. «Chapeau», in un Paese dove un ufficio pubblico non parla con quello della porta accanto. Anche perché, sovente le lingue sono diverse.

Ed eccoci sbarcati nella Babele della «cannabis light», prodotto che diventa legale o illegale a seconda delle convinzioni ideologiche, o anche soltanto di quanto forze dell’ordine e magistratura decidono di tirare l’elastico dell’interpretazione delle norme. A qualche maligno potrebbe sembrare che la «cannabis light» sia soltanto un pretesto per uno scontro ideologico di portata ben diversa: i sostenitori (soprattutto a sinistra) della liberalizzazione della «cannabis» contro i detrattori della sostanza. Un settore animato da 3 mila aziende, con 15 mila operatori e 500 milioni di fatturato. E soprattutto, non esistono «caporalato» e lavoratori «in nero», per un effetto combinato di approccio etico e rischio elevatissimo legato ai tanti controlli: chi non è titolare di imprese o partite Iva ha il contratto del settore agricolo.

La giungla delle regole

Proviamo a fare chiarezza. In cima alla torre c’è il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea il 26 ottobre 2012, che all’articolo 38 disciplina la politica comune per agricoltura e pesca. Il provvedimento è legato al Trattato di Roma del 1957 sulla Fondazione della Comunità economica europea, ridefinito e applicato nell’ambito dell’Unione. A proposito dell’agricoltura, inserisce in una tabella tutte le coltivazioni di riferimento, compresi «semi, frutti oleosi; semi e sementi e frutti diversi; piante industriali e medicinali; paglie e foraggi». Nessun riferimento specifico alla canapa a basso Thc (l’altra è già fuorilegge), ma nemmeno viene esclusa. Anche perché, le piante possono essere utilizzate per estrarre fibre destinate a tessuti o come componenti di materiali edili.

La normativa arriva un paio d’anni dopo il tentativo della Francia di vietare le coltivazioni di canapa, frenato da una sentenza della Corte di Giustizia europea del 28 gennaio 2010: «La valutazione del rischio che lo Stato membro deve effettuare ha ad oggetto la stima del grado di probabilità degli effetti nocivi per la salute umana derivanti dall’impiego di prodotti vietati e della gravità di tali effetti potenziali».

Il vento francese, però, soffia oltre le Alpi e nel 2014 il governo italiano approva un decreto che modifica la normativa del 1990 in materia di droga, proprio puntando alla «cannabis»: viene messa fuorilegge in qualsiasi forma, dalle foglie, alle inflorescenze, all’olio, alla resina, senza riferimenti al Thc. Una sola eccezione: «la canapa coltivata esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali» diversi da quelli illeciti già disciplinati. Partita chiusa, sembrerebbe. Ma non è così.

Nel 2016, l’Italia approva la legge 242 in materia in pieno stile «gattopardo». Dice, ma non dice, dispone, ma non predispone, offre una lettura cangiante che attira i più audaci e desiderosi di fare business, ma divide anche la giurisprudenza chiamata in causa dagli stessi imprenditori davanti a denunce e sequestri. Complice la scomparsa nella stesura definitiva del valore-soglia di Thc per definire l’illegalità della pianta. L’unico accenno sull’argomento è a tutela del coltivatore, che potrebbe ritrovarsi con piante dal Thc tra lo 0,2 e lo 0,6 pur avendo agito nella totale buona fede. Nella prima eventualità, accade nulla; nella seconda, merce sequestrata e distrutta, ma nessun procedimento penale. Sia chiaro, è difficile pensare che un trafficante sano di mente pensasse di sfruttare la coltivazione legale come «cavallo di Troia» per far passare per buona anche qualche piantagione illegale: sotto il profilo criminale, l’idea di attirare l’attenzione delle forze dell’ordine con un’attività «borderline» non appare geniale.

E allora? La canapa è fuorilegge in ogni sua forma? Forse no, perché fatta (male) la legge, gli orientamenti della giurisprudenza si moltiplicano.

La Cassazione

In un pronunciamento del 2007 proprio in materia di «cannabis», le Sezioni Unite della Cassazione avevano stabilito: «È indispensabile che il giudice di merito verifichi l’idoneità della sostanza a produrre un effetto drogante». E per maggiore chiarezza, la Cassazione argomenta: «Ciò che occorre verificare non è la percentuale di principio attivo (Thc, ndr) contenuto nella sostanza, bensì l’idoneità a produrre un effetto drogante». E qui, spunta il sorriso sulla bocca dei produttori di «cannabis light». Già, perché è possibile discutere se a un Thc alto possa corrispondere un «effetto drogante» punito dalla legge, ma a un Thc basso non potrà mai corrispondere un «effetto drogante». Ma per stabilire tutto questo, serve un processo.

Stefano (nome di fantasia) ha 38 anni. Ha studiato psicologia a Roma, dove vive. Nel 2017, decide di intraprendere l’attività di coltivatore di «canapa light». «Ho subito otto controlli in quattro anni e due volte sono pure finito a processo per traffico di droga. Sempre assolto», racconta. La volta che se l’è vista peggio è stata «nel 2018, la Polstrada è arrivata all’ora di pranzo nel magazzino dove essiccavo la canapa. C’era un forte odore, lo sentivano dalla strada. In pochi minuti, sono arrivate venti pattuglie. Mi hanno tenuto lì fino all’una di notte, poi in cella di sicurezza, fino al mattino dopo. Mi hanno fotosegnalato, preso le impronte. Il mattino dopo mi hanno rilasciato. Però, il verbale su quella sera è sparito. Se n’è accorto anche il capo dell’antidroga di Roma, che ha fatto un altro controllo due anni dopo in seguito alla spedizione di un pacco». L’odore non lascia spazio a dubbi. Per gli uomini, figuriamoci per i cani antidroga.

«Ma non tutti si comportano nello stesso modo – aggiunge Stefano -. Una volta sono venuti i carabinieri del Nas e gli ispettori dell’Aifa (Agenzia del farmaco, ndr). Hanno preso i campioni, ci hanno lasciato lavorare senza problemi. Due mesi dopo ci hanno mandato via Pec i risultati, era tutto in regola». In un controllo, però, la merce è rimasta sotto sequestro per «tre mesi. Erano 300 chili di materiale, abbiamo buttato via tutto». Anche se la sentenza è stata di assoluzione. Ma lui lavora ancora, collegato a «altre quattro aziende. In tutto, fatturiamo 8 milioni di euro, l’anno scorso 7 milioni e 200 mila». E questo dà l’idea di quale partita sia in gioco. Ancora: «L’Italia è tra i pochi Paesi europei dove è possibile coltivare in campo aperto, il clima è favorevole. Siamo i leader del mercato per questo».

Ma la legge non è uguale per tutti. Paola, 42 anni, nel 2019 decide di abbandonare la cartolibreria di famiglia e di aprire una piccola coltivazione di canapa. «Qui, il clima è ottimo per le florescenze. Ma la coltivazione per fare fibre tessili o per l’edilizia non funzionerebbe, ci sono costi troppo alti di trasporto, racconta. Un anno di lavoro, buoni risultati. Nel 2020, la produzione viene spostata «in altri due Comuni. Come avevamo fatto l’anno prima, abbiamo avvisato i carabinieri di quelle zone, anche se non eravamo obbligati a farlo». I magazzini, però, erano rimasti nel paese di partenza, a pochi passi dalla caserma dei carabinieri. Risultato: i militari arrivano e sequestrano sette quintali di merce in fase di essiccazione e denunciano Paola per traffico di droga. Il valore all’ingrosso è di 200 euro al chilo, il valore è di 140 mila euro. «Mi sono guadagnata il soprannome di “Paola Escobar”», scherza. Adesso. Ma in quei giorni, non aveva tanti motivi per sorridere. «Avevano calcolato un valore di 6 milioni, come se fosse marijuana». Alla fine, arriva l’assoluzione, ma soltanto per mancanza del fattore soggettivo. «Secondo i giudici di Oristano, è illegale staccare i fiori dalla pianta, ma hanno capito che non avevo la volontà di commettere un reato. Però, ora non potrei più fare quell’attività, definita illegale in quella forma».

Giudici e investigatori

L’orientamento dei giudici di Oristano è condiviso anche da quelli di Nuoro, ma non a Sassari dove l’imprenditore si è visto arrivare a casa la Guardia di Finanza con il pacchetto di canapa. Nel marzo 2021, la Direzione distrettuale antimafia di Cagliari aveva addirittura inviato una direttiva alle forze dell’ordine e ai colleghi magistrati richiamando «il quadro normativo composito e apparentemente contraddittorio» in materia di canapa e invitando a seguire l’indicazione delle Sezioni unite della Cassazione, laddove qualificano «la cannabis quale sostanza stupefacente, in ogni sua varietà». Tradotto: andate e sequestrate. Nessun accenno alla parte della sentenza dove gli ermellini parlano di «effetto drogante». Forse, questo «effetto tunnel» è legato alla situazione particolare della Sardegna, dove negli ultimi anni si sono moltiplicate le coltivazioni di marijuana. Un’attività sempre esistita, ma incrementata quando la ‘ndrangheta ha deciso di concentrare i propri business sulla cocaina, a parità di peso ben più redditizia. Investigatori e magistratura sono preoccupati che la Sardegna possa diventare (se già non lo è) leader nel mercato illegale di marijuana. Poi, ci sono le insinuazioni dei maligni: sradicare le coltivazioni di «cannabis light» consentirebbe di individuare con maggiore facilità le piantagioni illegali. Tesi che trasformerebbe la Babele simbolo dell’incomunicabilità nel set di un film di Ridolini.

Le soluzioni

Per riportare l’ordine nella Babele della «cannabis light» basterebbe una legge. Chiara. O è legale o non lo è. Punto. «Per accertare all’istante la percentuale di Thc esiste un test rapido dell’Università di Zurigo – spiega Mattia Cusani, presidente dell’Associazione canapa sativa Italia -. Immaginando che lo Stato non abbia le risorse per acquistare questi test, possiamo farlo noi. Non abbiamo problemi a dimostrare la nostra correttezza. È nel nostro interesse un controllo rapido». In tutto questo, c’è qualcuno che incassa senza rischi: il Fisco. Già, perché i coltivatori di «cannabis light» si sono premurati di sapere come potevano essere in regola nei versamenti e hanno chiesto lumi all’Agenzia delle Entrate. Ottenuta la risposta, hanno ottemperato. La torre di Babele è servita.

Passa l’emendamento del governo, stretta sulla cannabis light: a rischio 11mila posti di lavoro

Rassegna Stampa: 01/08/2024 – La Stampa – Fonte: https://www.lastampa.it/politica/2024/08/01/news/cannabis_light_ddl_sicurezza-14523070/?ref=LSHA-BH-P4-S2-T1

Ddl sicurezza, la Lega rinuncia alla castrazione chimica e al reato di integralismo islamico

Seduta fiume nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera che hanno lavorato tutta la notte e sono ancora riunite per chiudere l’esame del ddl sicurezza. Nonostante i tempi contingentanti mancano ancora numerosi emendamenti e si procede a oltranza. Tra le proposte di modifica approvate anche la stretta sulla cannabis light che, di fatto, la equipara a quella non light. Ritirata invece la proposta della Lega per vietare l’immagine della pianta di canapa per fini pubblicitari. Si tratta, commenta Riccardo Magi di un «duro colpo al settore che vede migliaia di occupati e una filiera completamente italiana».

Dure le poteste dell’opposizione in commissione per le tappe forzate su un provvedimento che non ha l’urgenza di un decreto. «Dal contingentamento dei tempi si passa a silenziare le opposizioni – hanno detto Valentina D’Orso e Alfonso Colucci, capigruppo M5s in commissione dopo una ulteriore accelerazione decisa dalle presidenze – così nottetempo la maggioranza si approva le sue norme repressive e liberticide del ddl sicurezza con il favore delle tenebre e senza il ‘fastidio’ delle opposizioni che li inchiodano alla loro pochezza. Una nuova vergogna firmata FdI, Lega e FI». Un «pericoloso precedente» anche per i Dem. Nella notte – viene riferito – è arrivata anche l’annunciata riformulazione degli emendamenti di maggioranza e opposizione che prevedono che gli agenti di polizia possano indossare le bodycam. Si va verso una seduta non stop fino a quella dell’Aula prevista alle 9.

«Il governo Meloni ha appena ucciso il settore della cannabis light nel nostro Paese: nella seduta fiume di questa notte in commissione alla Camera è stato infatti approvato l’emendamento al ddl sicurezza che equipara la cannabis light a quella con thc. Il governo Meloni, in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro. E pensano anche di aver fatto la lotta alla droga…». Lo scrive su X il segretario di Più Europa Riccardo Magi.

La Lega – secondo quanto viene riferito – ha ritirato alcuni emendamenti. Tra gli altri, quelli sull’introduzione del reato di integralismo islamico, sulle prediche solo in lingua italiana e sulla castrazione chimica per gli stupratori.

La cannabis light è fuori legge, passa l’emendamento del governo. A rischio 11.000 posti di lavoro

Rassegna Stampa – del 01/08/2024 Repubblica di Alessandra Ziniti – Fonte: https://www.repubblica.it/italia/2024/08/01/news/cannabis_light_vietata-423424472/?ref=-BH-I0-P-S8-T1

Passa in commissione l’emendamento del governo che vieta la coltivazione e la vendita di infiorescenze, resine e oli. La Lega rinuncia alla castrazione chimica e al reato di integralismo islamico

Niente reato di integralismo islamico, niente obbligo di predicazione in italiano nelle moschee. E niente castrazione chimica. Alla fine la maggioranza di centrodestra ritira alcuni dei suoi emendamenti più discussi al ddl sicurezza Piantedosi. Ma sulla cannabis light il governo non torna indietro. E così, all’alba, dopo una seduta notturna fiume, l’emendamento che la equipara alla cannabis con principio attivo passa in commissione e approda nel testo finale del provvedimento che sarà portato in aula.

A rischio 11.000 posti di lavoro

“Il governo Meloni ha appena ucciso il settore della cannabis light nel nostro Paese – annuncia Riccardo Magi di + Europa – Il governo Meloni, in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro. E pensano anche di aver fatto la lotta alla droga”.

Gli imprenditori del settore, a capo di circa 3.000 aziende in Italia, sono da tempo sul piede di guerra. Il provvedimento infatti vieta la coltivazione e la vendita di infiorescenze, resine e oli, dunque l’uso dei fiori di canapa così tanto usati in erboristeria e nella cosmetica o in prodotti artigianali, non di uso industriale, prodotti che – lo dice la scienza – non hanno alcun effetto drogante.

“Una grave sconfitta per la libera Impresa in italia. E’ stato, così, bloccato un settore in forte crescita, trainato soprattutto dai giovani agricoltori”. E’ questo il primo commento a caldo del presidente di Cia-agricoltori italiani, Cristiano Fini.

Il governo: “La cannabis light è droga”

Paventando «alterazioni dello stato psicofisico degli assuntori che mettano a rischio la sicurezza e l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale», il governo è riuscito dunque a mettere fuori legge la cannabis light, per intenderci quella con bassissimo contenuto di Thc, equiparandola di fatto ad una droga leggera. Un presupposto senza alcun fondamento scientifico quello dell’emendamento al disegno di legge sicurezza riformulato a fine maggio dal governo per farlo passare al vaglio di ammissibilità della Commissione affari costituzionali di Montecitorio

Ritirato il divieto di usare l’immagine della pianta per pubblicità

L’unica cosa a saltare è stata una proposta della Lega che in un primo momento voleva persino vietare l’immagine della pianta di canapa per fini pubblicitari.

Seduta no-stop, protestano le opposizioni

Dure le poteste dell’opposizione in commissione per le tappe forzate su un provvedimento che non ha l’urgenza di un decreto. “Dal contingentamento dei tempi si passa a silenziare le opposizioni – hanno detto Valentina D’Orso e Alfonso Colucci, capigruppo M5s in commissione dopo una ulteriore accelerazione decisa dalle presidenze – così nottetempo la maggioranza si approva le sue norme repressive e liberticide del ddl sicurezza con il favore delle tenebre e senza il ‘fastidio’ delle opposizioni che li inchiodano alla loro pochezza. Una nuova vergogna firmata FdI, Lega e FI”.

Un “pericoloso precedente” anche per i Dem. Nella notte – viene riferito – è arrivata anche l’annunciata riformulazione degli emendamenti di maggioranza e opposizione che prevedono che gli agenti di polizia possano indossare le bodycam.