Cannabis light, il governo: “Stop al commercio, è una droga”. E la Lega vuole vietare anche il disegno della pianta
Rassegna Stampa: del 30 Maggio 2024 di Alessandra Ziniti – Fonte: https://www.repubblica.it/cronaca/2024/05/30/news/cannabis_light_vietata_governo_meloni-423129100/
Polemica sull’emendamento al ddl sicurezza. Magi porta in aula una bustina con il volto della premier. Protesta degli imprenditori della canapa: “Così distruggete 3.000 imprese e 15.000 lavoratori”
Roma — «È come pensare di fermare l’alcolismo bloccando la birra analcolica. Di questo passo vieterete anche il basilico e l’origano». Una bustina di canapa in mano con su l’effige di Giorgia Meloni e la scritta «Canapa eccellenza italiana», il deputato di +Europa Riccardo Magi nell’aula di Montecitorio prova ad avvicinarsi ai banchi del governo: «Vi fa così paura? È un’infiorescenza, non ha alcun effetto drogante».
Il governo: “Altera lo stato psicofisico”
E invece è proprio paventando «alterazioni dello stato psicofisico degli assuntori che mettano a rischio la sicurezza e l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale», che il governo intende mettere fuori legge la cannabis light, per intenderci quella con bassissimo contenuto di Thc, equiparandola di fatto ad una droga leggera. Un presupposto senza alcun fondamento scientifico quello dell’emendamento al disegno di legge sicurezza riformulato dal governo per farlo passare al vaglio di ammissibilità della Commissione affari costituzionali di Montecitorio che invece ha definitivamente cassato buona parte degli emendamenti leghisti con i quali il partito di Salvini ha tentato l’ennesima stretta securitaria contro gli stranieri, provando a limitare persino la libertà di culto.
La Lega: “Vietare anche il disegno della pianta in pubblicità”
I leghisti non la vogliono vedere neanche disegnata la canapa tanto che ieri sera hanno depositato un subemendamento che vieta persino “l’utilizzo di immagini o disegni, anche in forma stilizzata, che riproducano l’intera pianta di canapa o sue parti su insegne, cartelli, manifesti e qualsiasi altro mezzo di pubblicità per la promozione di attività commerciali. In caso di inosservanza è prevista la pena della reclusione da sei mesi a due anni e della multa fino a 20mila euro”.
L’impatto su un mercato che impiega 15.000 lavoratori
L’emendamento sulla cannabis, invece, è ammissibile e, minacciando una stretta che rischia di impattare fortemente su una fetta di mercato che interessa 3.000 imprese con 15.000 dipendenti, verrà sottoposto al voto della commissione alla ripresa dei lavori dopo le Europee. Quello che il governo Meloni intende fare, in sostanza, è vietare la coltivazione e la vendita di infiorescenze, resine e oli, dunque l’uso dei fiori di canapa così tanto usati in erboristeria e nella cosmetica o in prodotti artigianali, non di uso industriale, prodotti che – lo dice la scienza – non hanno alcun effetto drogante. E dunque non si capisce come il loro consumo possa portare ad alterazioni dello stato psicofisico tali da provocare rischi per la sicurezza pubblico. Ma il ministro Adolfo Urso, rispondendo al question time, insiste: « La legge del 2016 a causa della non perfetta formulazione ha consentito lo sviluppo di un mercato secondario di prodotti derivanti dalla canapa, nonché di infiorescenze e altri prodotti contenenti un tenore di Thc sino allo 0,6%, potenzialmente idoneo a determinare l’effetto psicoattivo, anche se blando, come evidenziato da consolidata giurisprudenza in tossocologia forense. È su questo tema che l’emendamento governativo è intervenuto».
La protesta degli imprenditori della canapa
Con buona pace delle proteste degli imprenditori canapa Italia che hanno chiesto l’apertura urgente di un tavolo di concertazione con il governo. «Le infiorescenze di canapa industriale non costituiscono droga né sostanza stupefacente, ma rappresentano un prodotto agricolo sicuro, che non mette a rischio la sicurezza pubblica – spiegano -. L’approvazione di questo emendamento penalizzerebbe ingiustamente un settore produttivo che genera un volume d’affari superiore ai 500 milioni di euro».
Gli altri emendamenti della destra
Se ne riparlerà dopo le Europee quando al voto della commissione approderanno molti altri emendamenti del migliore repertorio della destra, dall’istituzione del reato di integralismo islamico alla predicazione in italiano nelle moschee, all’aumento delle pene per le proteste per le esecuzioni di opere pubbliche, il cosiddetto emendamento “anti Ponte” fino alla castrazione