“Questa sera abbiamo proiettato insieme a Meglio Legale una foglia di marijuana sulla facciata di Palazzo Montecitorio: dopo che oggi la Germania ha la legalizzato la cannabis, in Italia si sceglie di favorire la mafia invece che la legalità e la sicurezza.
La Germania dimostra che legalizzare la cannabis è possibile. Facciamolo: basta votare le nostre proposte di legge già depositate che vanno proprio nella direzione indicata da Berlino, e c’è la possibilità di firmare per la proposta di legge di iniziativa popolare Io Coltivo”. Lo scrive il segretario di +Europa, Riccardo Magi, pubblicando le immagini della foglia di marijuana proiettate sulla facciata di Montecitorio. La presidente di Meglio Legale Antonella Soldo, insieme a Magi, al segretario di Radicali Italiani Matteo Hallissey e il tesoriere Filippo Blengino, e a Marco Perduca, sono stati fermati, scrivono in una nota i Radicali, e identificati dalla polizia mentre si trovavano davanti Montecitorio, “semplicemente per denunciare l’inattività del parlamento italiano sulla legalizzazione della cannabis con la proiezione” della foglia di marjuana. “Tempi bui – conclude la nota – per la democrazia”.
Polemica sull’emendamento al ddl sicurezza. Magi porta in aula una bustina con il volto della premier. Protesta degli imprenditori della canapa: “Così distruggete 3.000 imprese e 15.000 lavoratori”
Roma — «È come pensare di fermare l’alcolismo bloccando la birra analcolica. Di questo passo vieterete anche il basilico e l’origano». Una bustina di canapa in mano con su l’effige di Giorgia Meloni e la scritta «Canapa eccellenza italiana», il deputato di +Europa Riccardo Magi nell’aula di Montecitorio prova ad avvicinarsi ai banchi del governo: «Vi fa così paura? È un’infiorescenza, non ha alcun effetto drogante».
Il governo: “Altera lo stato psicofisico”
E invece è proprio paventando «alterazioni dello stato psicofisico degli assuntori che mettano a rischio la sicurezza e l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale», che il governo intende mettere fuori legge la cannabis light, per intenderci quella con bassissimo contenuto di Thc, equiparandola di fatto ad una droga leggera. Un presupposto senza alcun fondamento scientifico quello dell’emendamento al disegno di legge sicurezza riformulato dal governo per farlo passare al vaglio di ammissibilità della Commissione affari costituzionali di Montecitorio che invece ha definitivamente cassato buona parte degli emendamenti leghisti con i quali il partito di Salvini ha tentato l’ennesima stretta securitaria contro gli stranieri, provando a limitare persino la libertà di culto.
La Lega: “Vietare anche il disegno della pianta in pubblicità”
I leghisti non la vogliono vedere neanche disegnata la canapa tanto che ieri sera hanno depositato un subemendamento che vieta persino “l’utilizzo di immagini o disegni, anche in forma stilizzata, che riproducano l’intera pianta di canapa o sue parti su insegne, cartelli, manifesti e qualsiasi altro mezzo di pubblicità per la promozione di attività commerciali. In caso di inosservanza è prevista la pena della reclusione da sei mesi a due anni e della multa fino a 20mila euro”.
L’impatto su un mercato che impiega 15.000 lavoratori
L’emendamento sulla cannabis, invece, è ammissibile e, minacciando una stretta che rischia di impattare fortemente su una fetta di mercato che interessa 3.000 imprese con 15.000 dipendenti, verrà sottoposto al voto della commissione alla ripresa dei lavori dopo le Europee. Quello che il governo Meloni intende fare, in sostanza, è vietare la coltivazione e la vendita di infiorescenze, resine e oli, dunque l’uso dei fiori di canapa così tanto usati in erboristeria e nella cosmetica o in prodotti artigianali, non di uso industriale, prodotti che – lo dice la scienza – non hanno alcun effetto drogante. E dunque non si capisce come il loro consumo possa portare ad alterazioni dello stato psicofisico tali da provocare rischi per la sicurezza pubblico. Ma il ministro Adolfo Urso, rispondendo al question time, insiste: « La legge del 2016 a causa della non perfetta formulazione ha consentito lo sviluppo di un mercato secondario di prodotti derivanti dalla canapa, nonché di infiorescenze e altri prodotti contenenti un tenore di Thc sino allo 0,6%, potenzialmente idoneo a determinare l’effetto psicoattivo, anche se blando, come evidenziato da consolidata giurisprudenza in tossocologia forense. È su questo tema che l’emendamento governativo è intervenuto».
La protesta degli imprenditori della canapa
Con buona pace delle proteste degli imprenditori canapa Italia che hanno chiesto l’apertura urgente di un tavolo di concertazione con il governo. «Le infiorescenze di canapa industriale non costituiscono droga né sostanza stupefacente, ma rappresentano un prodotto agricolo sicuro, che non mette a rischio la sicurezza pubblica – spiegano -. L’approvazione di questo emendamento penalizzerebbe ingiustamente un settore produttivo che genera un volume d’affari superiore ai 500 milioni di euro».
Gli altri emendamenti della destra
Se ne riparlerà dopo le Europee quando al voto della commissione approderanno molti altri emendamenti del migliore repertorio della destra, dall’istituzione del reato di integralismo islamico alla predicazione in italiano nelle moschee, all’aumento delle pene per le proteste per le esecuzioni di opere pubbliche, il cosiddetto emendamento “anti Ponte” fino alla castrazione
+E, facciamo battaglia comune. La maggioranza fa muro
“Battiamoci insieme per il matrimonio egualitario e per la legalizzazione della cannabis”.
All’indomani del via libera della Germania alla cannabis legale, la segretaria del Pd Elly Schlein decide di lanciare la sfida anche in Italia.
Lo fa davanti a una platea molto sensibile al tema, gli invitati all’appuntamento organizzato da Più Europa in vista delle prossime europee. Ma i suoi interlocutori sono tutte le forze di opposizione, chiamate a convergere su una battaglia, che fino ad ora è stata spesso ingaggiata ma mai vinta. Anche a causa delle resistenze in seno allo stesso Partito Democratico.
La nuova legge tedesca è stata voluta dalla coalizione di sinistra-centro del cancelliere Olaf Scholz per togliere il mercato allo spaccio. E il medesimo obiettivo orienta anche il Nazareno che starebbe guardando con attenzione alla raccolta firme per una legge di iniziativa popolare lanciata dall’associazione “Meglio Legale”. Ma non è escluso che tra non molto i dem si facciano promotori anche di una proposta articolata da portare in Parlamento. Il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, ricorda: “C’è la nostra proposta di legge già depositata e c’è la proposta di legge di iniziativa popolare IoColtivo che ricalca proprio il modello tedesco. Portiamo insieme la battaglia in Parlamento”.
In casa Pd, dopo le forti tensioni registrate sul terzo mandato, l’uscita di Schlein su legalizzazione e matrimonio egualitario non è passata inosservata e ha generato qualche mugugno soffocato nell’area più moderata. Ma, alla vigilia del voto in Sardegna, l’orientamento dei più è non rinfocolare altre polemiche: “Abbiamo fatto il fioretto del silenzio fino a lunedì”, ironizza un rappresentante dei riformisti. Dopo le urne, eventualmente, se ne parlerà. Nel M5s la scelta del Bundestag viene rilanciata in solitaria dal fondatore e garante, Beppe Grillo, che dai suoi social esorta: “Il parlamento tedesco ha approvato la legalizzazione della cannabis e la sua coltivazione ad uso ricreativo. E noi stiamo a guardare”.
La maggioranza fa muro. “Grillo, la Schlein e tutti i loro sodali si dovrebbero vergognare per le loro affermazioni – dice il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri – Evidentemente le opposizioni preferiscono dare le droghe ai ragazzi piuttosto che favorire la vita, la prevenzione ed il recupero”. Più soft ma non meno incisivo il vicepremier Antonio Tajani: “Ho qualche dubbio sull’idea che si debba legalizzare la cannabis”, “io non mi sono mai fatto una canna in vita mia”.
Prima, novembre 2022, è venuto il decreto contro i rave party, pene detentive da 3 a 6 anni di reclusione per chi organizza o promuove “l’invasione di terreni o edifici”. A seguire, settembre 2023, quello denominato “Caivano”, fino a 2 anni per i genitori che non mandano a scuola i figli. Poi, gennaio 2024, la mannaia del governo Meloni si è abbattuta sui ragazzi di Ultima generazione, i cosiddetti “ecovandali”, un massimo di 60 mila euro e 6 anni di carcere per una secchiata di vernice sui monumenti nazionali. Nel frattempo abbiamo assistito ai liceali romani schedati per l’occupazione della scuola, alle cariche della polizia contro gli studenti di Pisa così violente da agitare il presidente Mattarella, alla pressione sui diritti consolidati come l’aborto e sui mezzi d’informazione, a partire dall’affaire Agi. Adesso l’occhiuta maggioranza di destra-centro scatena l’artiglieria pesante contro la pericolosissima icona della cannabis light: un subemendamento della Lega al ddl sicurezza vagheggia addirittura una pena da 6 mesi a 2 anni e una multa fino a 20 mila euro non solo per chi commerci la pianta di canapa ma per chiunque diffonda immagini che la riproducono, anche solo in forma stilizzata. Manco a dire il temibile spinello, no: la pianta. Anzi, il disegno della pianta.
Sembrerebbe una boutade, ma è tutto vero. Come per le tante altre norme propaganda varate dal governo Meloni, quella contro la canapa è verosimilmente destinata a essere smontata se impugnata avanti al Tar, al Consiglio di Stato, alla Corte costituzionale. Nel frattempo però può travolgere – e travolgerà – un settore che ha creato in Italia 1500 aziende, 13 mila posti di lavoro e un fatturato da 150 milioni di euro. Parliamo dei grow-shop, i negozi che, in base alla legge del 2016, producono, trasformano e vendono canapa, il cui contenuto di principio attivo è meno dello 0. 6%: ossia, scientificamente privo di qualsiasi effetto psicotropo.
Dati alla mano, la crociata contro la cannabis non mostra altra motivazione se non quella ideologica, come denuncia, a ragione, il segretario di Più Europa Riccardo Magi che ieri, dopo il flash mob a Montecitorio contro «una legge da ayatollah», ha presentato un’interrogazione al ministro Urso e una serie di subemendamenti contrapposti. Eroico.
Il governo, a quel che capiamo, fa spallucce: chissene importa di una filiera agricola «secondaria» che non è neppure un bacino elettorale della destra. All’indomani del voto europeo discuterà il ddl sicurezza e tirerà dritto, con l’iniziativa leghista candidata a diventare legge e tanti saluti ai negozianti di cannabis light equiparati a quel punto a spacciatori, punibili, secondo il testo unico sugli stupefacenti, da 2 a 6 anni di detenzione per la vendita della pianta. Come se per combattere l’alcolismo si mettessero al bando i filari di viti.
E pensare che in questi mesi il mondo occidentale si muove in direzione ostinata e contraria, con molti stati americani che hanno tolto dalla lista delle sostanze pericolose la cannabis forte e la Germania che ha legalizzato l’uso domestico di quella con un alto tasso di thc. L’Italia no. L’ordine pubblico prima di tutto.
Non è un Aprilscherz (pesce d’aprile in tedesco) il Cannabis act approvato dal Bundestag, il Parlamento, – 407 voti a favore e 226 contrari – che dal 1° aprile autorizza tutte le persone maggiorenni a detenere in pubblico fino a 25 grammi di cannabis, la coltivazione domestica di massimo tre piante e la sua custodia entro il limite di 50 grammi. All’interno di questi parametri vengono depenalizzati, così, i comportamenti di quei consumatori che si procacciano il prodotto per benessere personale e divertimento. Il 22 marzo il provvedimento dovrà ricevere la ratifica da parte del Bundesrat (il Parlamento delle regioni), le resistenze in questa sede sono ancora molte, ma pare che il lavoro di mediazione fatto dal governo Scholz in questi mesi, sarà in grado di superare le diffidenze anche in tale sede. Lo stesso non si può dire per l’Italia, dove l’uso ricreativo della cannabis è criminalizzato, quindi punito con sanzioni che vanno dall’arresto alla multa e, in alcuni casi, alla riduzione della libertà di movimento attraverso il ritiro della patente.
Antonella Soldo, dell’associazione Meglio Legale, segnala la storia di Filippo come un esempio di ordinario proibizionismo italiano. Sono le due di notte e Filippo, trentuno anni, ha appena finito il turno in una pizzeria di Roma dove lavora come cameriere. Mentre è alla guida della sua macchina viene affiancato da un’auto dei carabinieri. Inizia così la routine di controllo: il giovane fornisce patente e assicurazione e conferma di avere con sé un po’ di cbd (la cosiddetta canapa light ammessa alla vendita legale), esibendo la bustina di plastica gialla con il bigliettino del negozio dove l’ha acquistata.I carabinieri: «Se hai qualcosa addosso è meglio se ce la dai tu piuttosto che se la troviamo noi». Un classico. Il giovane nega, ma i militari trovano nell’auto 0,82 grammi di sostanza tipo hashish.In seguito gli viene chiesto di spogliarsi, ma Filippo si rifiuta di eseguire l’ordine in mezzo alla strada. Così lo portano in caserma, dove il giovane tira fuori una sigaretta con un po’ di cbd e un po’ di fumo che aveva nascosto negli slip. A quel punto i carabinieri si adoperano per effettuare le analisi delle sostanze sequestrate e il test risulta positivo all’hashish: 0,82 grammi. Una “caccola”, in gergo. Nella compilazione del verbale a Filippo viene contestato l’art. 75 del Testo unico sugli stupefacenti (DPR 309/90): detenzione per uso personale. E viene disposta una sanzione accessoria, ovvero il ritiro immediato della patente.
La storia di Filippo è un esempio dell’ordinaria persecuzione di chi fa uso di neanche un’oncia di cannabis e dei suoi derivati, perché la penalizzazione della sua coltivazione, del consumo e del possesso produce punizioni e limitazioni: se il prefetto confermerà la sospensione temporanea della patente per Filippo saranno ancora più estenuanti i turni di lavoro da sostenere, dal momento che abita fuori Roma; e l’attribuzione di uno stigma sociale, a partire dal possibile obbligo di frequentare i Servizi per le dipendenze (SerD). L’episodio riportato non è certo isolato. Sono infatti circa 45.000 le persone che ogni anno vengono segnalate all’autorità per consumo personale e, tra esse, l’80 per cento dei casi riguarda il consumo di cannabis (si stimano 6 milioni in Italia).
Questi ultimi sono costretti a rivolgersi al mercato illegale, dove la sostanza viene spesso tagliata con elementi tossici: lacca, piombo, lana di vetro; ma anche l’eroina, in grado di provocare rapidamente una dipendenza che con i soli cannabinoidi è assai difficile sviluppare. Ciò significa maggiore guadagno per il narcotraffico (la sola cannabis vale il 42 per cento dei profitti) e più elevata possibilità di accesso, per giovani e giovanissimi, alla tossicodipendenza e al sistema delle pene, comprese quelle detentive. In Italia è in corso una raccolta di firme su una legge di iniziativa popolare sul modello tedesco: 4 piante da coltivare nella propria abitazione o presso un’associazione di consumatori e la decriminalizzazione della detenzione e dell’uso personale. Si firma gratis con spid sul sito iocoltivo.org. Pensate e firmate.
La ricerca della Carnegie Mellon University di Pittsburgh mostra l’innalzamento del livello di consmo di cannabis dal 2008, mentre quello di alcol negli stessi anni è diminuito del 7 per cento
NEW YORK – L’America va sempre più in fumo, e si perde meno nell’alcol. Per la prima volta dagli anni ’70 il consumo di marijuana tra gli americani ha superato quello dell’alcol. Il primo è cresciuto dal 2008 del 269 per cento, mentre il secondo ha registrato un calo del 7 per cento. Sono quasi 18 milioni gli americani che consumano regolarmente cannabis, contro meno di 15 milioni di consumatori di vino e altri alcolici.
È quanto emerge da una ricerca condotta dal professor Jonathan Caulkins, docente della Carnegie Mellon University, di Pittsburgh, Pennsylvania, che ha analizzato una serie di statistiche vanno dal 1979 al 2022. Due anni fa il consumatore medio di bevande alcoliche beveva quattro-cinque giorni al mese, mentre il consumatore di erba ha fumato la marijuana tra i quindici e sedici giorni al mese. Però è più facile avere forti bevitori che forti fumatori di erba. Ma i dati generali indicano un cambiamento nelle abitudini delle persone, soprattutto tra i giovani, che vedono l’alcol come un pericolo per la salute.
Diverso l’approccio verso l’erba. Il 74 per cento degli americani che dichiara di consumare regolarmente la marijuana vive in Stati dove la vendita è diventata legale sia per scopi medici sia per quelli ricreativi. L’amministrazione Biden ha riclassificato la cannabis, scalandola dalla prima alla terza categoria degli stupefacenti, cioè meno pericolosa. Nella prima figurano droghe come eroina, Lsd e ecstasy, considerate non avere i requisiti per essere utilizzati per scopi terapeutici o medici come invece per l’erba. Nella terza categoria sono inseriti farmaci che creano una “bassa o media dipendenza” come il tyleol, la chetamina, il farmaco alla base dell’overdose dell’attore di Friends Matthew Perry, gli steroidi anabolizzanti e il testosterone.
Il trend sul consumo appare un riflesso delle politiche restrittive o permissive dei vari Stati. Tra il 1980 e il 1992, quando l’America aveva vissuto le amministrazioni conservatrici di Ronald Reagan e George H. W. Bush, l’uso della marijuana era andato in calo. Sotto Barack Obama e poi Joe Biden è aumentato. “I dati recenti – ha scritto nella sua relazione il professor Caulkins – confermano un cambiamento considerevole sia nel consumo giornaliero o quasi giornaliero”.
Sono diciotto gli Stati, più Washington Dc, che hanno legalizzato l’uso della cannabis per scopi ricreativi. Il mercato è cresciuto in modo verticale negli ultimi quattro anni, con un fatturato che ha raggiunto gli 11,6 miliardi di dollari. Nel 2020 la California è risultata lo Stato con il mercato più florido e vendite di cannabis per oltre quattro miliardi di dollari. I dati, secondo gli analisti, sono destinati a triplicarsi entro il 2025. A quel punto servirà che il professor Caulkins aggiorni le sue statistiche.
Rassegna Stampa; 25 MAGGIO 2024 ALLE 19:01- Fonte: https://www.repubblica.it/cronaca/2024/05/25/news/cannabis_light_stop_governo_emendamento-423108959/
Il testo prevede che venga “vietata la coltivazione e la vendita anche con il principio attivo sotto allo 0,2%”. Magi: “Spinta repressiva e punitiva immotivata”
La cannabis light potrebbe tornare illegale. Lo propone un emendamento del governo al ddl sicurezza che è al momento in esame in commissione alla Camera. La nuova norma propone di intervenire sulla legge a sostegno della filiera della canapa ad uso industriale con quantità di Thc (il principio attivo della pianta) inferiore allo 0,2%.
L’emendamento vieta la coltivazione e la vendita delle infiorescenze, anche di cannabis a basso contenuto di Thc, per usi diversi da quelli espressamente indicati nella legge stessa, e quindi quelli industriali consentiti. Il commercio o la cessione di infiorescenze viene punito con le norme del Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti, parificando la cannabis light a quella non light.
Il segretario di +Europa Riccardo Magi ha definito la mossa del governo “una spinta repressiva e punitiva immotivata”. L’approvazione dell’emendamento avrebbe anche delle conseguenze per chi opera nel settore. “Il governo vuole tagliare le gambe a migliaia di operatori del settore della cannabis light, quella a basso contenuto di Thc. Questo emendamento dice che quella light deve essere equiparata in tutto e per tutto alla cannabis con alto contenuto di Thc, nonostante quella non abbia alcun effetto drogante, proprio per le bassi percentuali di principio attivo”.
Per Giuseppe Libutti, avvocato costituzionalista che segue aziende di settore della cannabis light, l’emendamento potrà facilmente essere contestato dai ricorsi. “Così come è concepito, l’emendamento sembra più mosso da un pregiudizio verso la cannabis e si pone in contrasto con la giurisprudenza che riguarda la canapa industriale. Inutile dire che se dovesse essere approvato aprirà la strada a numerosi contenziosi da parte di chi opera da anni nel settore disciplinato dalla 246 del 2016 e svolge un’attività assolutamente lecita”.
In Germania dal primo aprile l’uso personale della cannabis è diventato legale. Da allora radicali e Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) hanno rilanciato la battaglia per la legalizzazione anche in Italia.
Negli Stati Uniti a inizio maggio negli Stati Uniti era trapelata la notizia di un cambio di rotta opposto rispetto a quello dell’Italia. La cannabis potrebbe presto essere riclassificata: non più come droga di categoria 1 (insieme a eroina e Lsd), ma come droga di categoria 3 (al pari di chetamina e steroidi anabolizzanti). La Drug Enforcement Administration, su spinta del presidente Joe Biden, riconoscerebbe alla cannabis un un potenziale inferiore di abuso rispetto alle droghe più pericolose. Questo non vorrebbe dire renderla legale a livello federale, anche se la depenalizzazione della cannabis è già prevista da 38 stati per uso medico e da 24 per uso ricreativo.
L’allentamento delle regole a livello di molti stati americani ha fatto fiorire l’industria della marijuana, che oggi vale 30 miliardi di dollari. Secondo gli ultimi dati della ricerca “National Survey on Drug Use and Health”, pubblicata l’8 maggio, il numero di consumatori regolari di cannabis negli Stati Uniti supererebbe ormai quello dei consumatori regolari di alcol.
L’uso eccessivo di questa droga leggera, diffuso ormai anche fra i bambini, ha spinto invece la Thailandia a fare marcia indietro, dopo la completa depenalizzazione avvenuta nel 2022. Nel paese asiatico la cannabis resterà consentita solo per ragioni mediche.