Cannabis industriale: dai benefici alla messa al bando e ritorno
Rassegna Stampa 31 LUGLIO 2020 – Fonte:
Si potrebbe pensare che la coltivazione di cannabis light in Italia sia iniziata pochi anni fa. In realtà la storia della canapa industriale nel nostro Paese è lunga e “gloriosa”
Si potrebbe pensare che la coltivazione di cannabis light in Italia sia iniziata pochi anni fa, con la legge 242/2016 che disciplina la filiera della produzione. In realtà la storia della canapa industriale nel nostro Paese è lunga e, in passato, è stata anche molto prestigiosa.
Un secolo fa l’Italia era il secondo produttore al mondo (dopo la Russia) di canapa industriale, con oltre centomila ettari di coltivazione. Dall’utilizzo come mangime per gli animali all’olio combustibile per l’illuminazione, passando per tessuti, corde, sacchi: era molteplice e variegato l’uso che veniva fatto della pianta e dei suoi derivati fino all’arrivo, negli anni Trenta, del proibizionismo, che attraverso una massiccia propaganda ha trasformato una pianta di uso comune in un terribile mostro illegale. La storia è anche buffa, se non avesse in sé diversi elementi tragici e al contempo assurdi.
Nel 1961 la Convenzione Unica sugli stupefacenti vietò la produzione iscrivendo la cannabis tra le sostanze stupefacenti. Questo momento storico portò nella nostra legislatura un cortocircuito interpretativo: la produzione di canapa industriale, di fatto, non fu mai proibita, ma la doppia lettura della legge determinò comunque la persecuzione del possesso da parte delle forze dell’ordine. La demonizzazione della pianta piegò il mercato che girava intorno a questa industria.
Qualificata a livello europeo sia come ”prodotto agricolo« sia come ”pianta industriale«, oggi il Regolamento UE non fa alcuna distinzione normativa tra le parti della pianta. In Italia la legge distingue in base al livello di THC: la coltivazione viene consentita solo se il livello risulta inferiore allo 0,6%. Negli ultimi anni la produzione di cannabis in Italia è aumentata in modo impressionante: siamo passati dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4000 del 2018.
Coldiretti dichiara un crescente numero di aziende coinvolte nel settore, indicando come vero boom la produzione di cannabis light con la coltivazione di piante, fiori e semi a basso contenuto di THC. È sempre l’associazione di rappresentanza degli agricoltori a sottolineare l’incredibile versatilità della pianta che può inserirsi in numerosi settori: cosmetica, tessuti naturali, bio-edilizia, alimentare e molti altri. Un mercato che conta oggi oltre 10mila addetti ai lavori nel settore della cannabis light, 1500 nuove aziende dedite alla trasformazione e commercializzazione, 800 nuove industrie agricole e oltre 700 growshop in tutto lo Stivale. Un fatturato che ha toccato i 150 milioni di euro nel 2018 ed è attualmente in crescita esponenziale su scala europea.
La normativa ancora incompleta rischia però di frenare un mercato così fiorente dando adito a sequestri ai danni delle imprese, talvolta costrette alla chiusura.
Dal Dossier sulla Canapa Industriale elaborato da Federcanapa si evince che, nonostante la legge 242/2016, gli investimenti in Italia sono ancora considerati ad alto rischio a causa dell’ambigua interpretazione della normativa. Una dimensione ombrosa che rende molto difficile fare impresa: da maggio 2019 più di 50 aziende sono state soggette a sequestri e sono stati oltre 100 i sequestri ai danni dei commercianti.
Nel 2018, 115 coltivatori di canapa di 18 Regioni italiane hanno dato vita al progetto CoInFuSo – coltiviamo insieme un futuro sostenibile. Data l’assenza di una normativa precisa, spiega Serena Caserio, la presidente di CoInFuSo, ”ci siamo imposti dei processi di autoregolamentazione per garantire un approccio etico di produzione e tracciabilità del prodotto seguendo regole più ferree di qualsiasi prodotto agricolo comparabile – e continua – Nonostante la nostra continua ricerca di informazioni per il rispetto delle regole, viviamo con la paura che il nostro lavoro possa vanificarsi da un momento all’altro per via di un sequestro preventivo«.
L’interpretazione giudiziaria dipende infatti spesso dal soggetto giudicante. Per accendere un riflettore politico e sociale sul settore, è nata da qualche mese la campagna Meglio Legale: un progetto di iniziativa pubblica per la legalizzazione della cannabis che ha raccolto il sostegno di politici e medici, imprenditori e avvocati, giornalisti e semplici cittadini. Coordinato da Antonella Soldo, Meglio legale vuole portare all’attenzione pubblica i benefici e i vantaggi che comporterebbe la legalizzazione, aprendo un dibattito onesto e responsabile per arrivare a un cambiamento culturale e normativo.