Il decreto sicurezza spazza via i produttori di canapa del Piemonte: “Ci chiudono per ideologia”
Rassegna Stampa: 06 Giugno 2025 – Giulia Ricci – La STAMPA – Fonte: https://www.lastampa.it/torino/2025/06/06/news/decreto_sicurezza_stop_canapa_piemonte-15179513/
Accesa audizione in Regione, l’attacco di Avs e M5S: «Così si chiude un indotto da 25 milioni di euro e 1200 lavoratori»

Un indotto da 25 milioni di euro, 1200 dipendenti il cui 70% è sotto i 40 anni e un’eccellenza a livello europeo. Il mercato della canapa in Piemonte, dagli agricoltori ai negozianti, lancia un grido d’allarme: «Il decreto sicurezza ci ucciderà, mentre noi produciamo e commercializziamo un prodotto che non ha alcun effetto psicotropo. Chiediamo un tavolo di lavoro permanente».
Il provvedimento appena approvato dal governo Meloni, infatti, all’articolo 18 vieta la lavorazione, la distribuzione e la vendita delle infiorescenze della canapa coltivata e dei suoi derivati. Ma molti, essendo un’attività nuova, non hanno nemmeno un codice Ateco a cui ricorrere per chiedere eventuali ristori in caso di chiusura. Questo il centro della commissione regionale di ieri, a Palazzo Lascaris, dove sono stati auditi i rappresentanti del settore.
Settore agricolo e impatto economico: un miliardo di euro a rischio
«Questo provvedimento getta nell’incertezza un intero comparto agricolo – osserva il presidente di Cia Piemonte, Gabriele Carenini – come se la canapa fosse sinonimo di droga. Il comparto della canapa già oggi conta a livello nazionale oltre 23 mila occupati e ha un impatto economico diretto pari a quasi un miliardo di euro l’anno, con un altro miliardo aggiuntivo a livello indiretto.
Un settore ad alto valore aggiunto e, soprattutto, dall’enorme potenziale produttivo tra cosmesi, erboristeria, florovivaismo, bioedilizia, tutti impieghi tra l’altro ampiamente riconosciuti dalla legislazione europea. Non vogliamo la cassa integrazione di Stato, ma poter lavorare e produrre. Il governo ci ripensi».
Coltivazioni piemontesi e normative poco chiare
Nel solo Piemonte, le coltivazioni di canapa in pieno campo occupano una superficie di oltre settanta ettari, un dato probabilmente sottostimato, in quanto non comprensivo delle coltivazioni in serra e indoor.
«Le aziende – rileva il presidente provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi, Luigi Andreis – ora si trovano nell’angoscia di dover scegliere se cessare l’attività, licenziare e mandare all’aria gli investimenti, oppure sfidare la legge, che non è chiara, perché non distingue tra ciò che si può e non si può fare. L’infiorescenza rappresenta la quasi totalità del business legato alla canapa. L’indeterminatezza della normativa italiana, fa sì che anche la filiera della bioedilizia si debba rivolgere all’estero per importare la canapa da fibra».
Le opposizioni attaccano: «Nessun effetto psicotropo, solo propaganda»
Con loro anche le opposizioni in Consiglio regionale: «Come ci hanno spiegato più volte – sottolinea Valentina Cera di Avs – nell’inflorescenza della canapa non c’è alcuna sostanza psicotropa, è come parlare di camomilla. Inoltre, non si può separare la pianta dal fiore, che serve per tantissimi settori, dall’alimentare ai tessuti alla cosmetica: è questo che rappresenta il 90% del fatturato.
Il governo Meloni vuole mandare un intero settore agricolo e giovane all’aria per pura ideologia, anzi, propaganda. Chiederemo che, come l’Emilia-Romagna, il Piemonte chieda l’impugnazione dell’articolo 18».
M5S: «Una svolta autoritaria, il Piemonte colpito»
«Altro che Decreto sicurezza, meglio chiamarlo Decreto vergogna – attaccano Sarah Disabato e Alberto Unia del M5S –. Una vera e propria svolta autoritaria da parte del governo, che ha deciso scientemente di colpire una delle filiere agricole più innovative e sostenibili degli ultimi anni.
Il Piemonte da solo rappresenta il 10% dell’intero settore, nel quale sono numerose le aziende agricole e commerciali attive nella filiera della canapa. Abbiamo posto – come previsto dal regolamento – una domanda articolata che ha raccolto in sé tutte le contraddizioni della norma: dal divieto totale sulle infiorescenze, alla sproporzione delle sanzioni penali, fino al rischio di incostituzionalità e violazione delle direttive europee.
Non meno importanti sono le ricadute ambientali del provvedimento: colpire la canapa significa colpire una coltura a bassissimo impatto idrico, rigenerante per i suoli, e ad alto assorbimento di anidride carbonica. Il governo ha trasformato una questione agricola e industriale in un terreno di propaganda ideologica. Ma non resteremo a guardare. La Regione stanzi subito le risorse necessarie per i ristori, affinché si possa dare un aiuto immediato a chi è stato duramente colpito da questo decreto assurdo».